
DARIO Domenichini, presidente di Confesercenti Emilia Romagna, come sta il commercio in regione? "I settori che rappresentiamo hanno tutti bisogno in...
DARIO Domenichini, presidente di Confesercenti Emilia Romagna, come sta il commercio in regione?
"I settori che rappresentiamo hanno tutti bisogno in qualche modo di avere grande attenzione, ma in maniera particolare quello che sta soffrendo maggiormente è il commercio di vicinato, un trend con cui abbiamo a che fare da molto tempo. Un peggioramento che si vede dalla situazione dei nostri centri dove ci sono tanti negozi sfitti; le uniche città che danno un po’ di respiro alla situazione sono quelle a vocazione turistica, anche se pure loro hanno subito delle trasformazioni non da poco. Dobbiamo poi considerare la tematica degli affitti brevi".
Questione cruciale per il settore.
"Anche perché ha portato a un’altra modifica dei consumi all’interno delle città. È evidente che il turista non ha bisogno della frutta o della verdura, ma neanche dell’abbigliamento. Ha bisogno invece di mangiare fuori, di qualche gadget, insomma di un consumo diverso da chi vive o dagli studenti che una volta popolavano quegli appartamenti. Una situazione complicata che riguarda anche il ricettivo alberghiero sotto le quattro stelle che sta pian piano sparendo. La trasformazione deve essere regolamentata e soprattutto guidata, non si può lasciare al liberismo assoluto".
Nei centri più piccoli si sta andando incontro invece alla desertificazione commerciale?
"Assolutamente sì. Vado a memoria, ma credo che già oggi ci siano più di 4 milioni di abitanti della regione che non hanno accesso ai beni primari intesi come negozi, obbligati a spostarsi per avere accesso a questi acquisti. Una situazione in netto peggioramento, causata tra i tanti fattori anche dal calo demografico e dallo scoglio del commercio online, tutti elementi che influiscono sulla desertificazione".
La crisi del commercio ha quindi tanti fattori, come si può agire per arginarla?
"Non c’è una soluzione unica. Occorre partire dai comuni che devono ridurre la tassazione sulle piccole imprese al minimo, stessa cosa a livello regionale. Bisogna iniziare a parlare di economia urbana e non solo di commercio fine a se stesso. Esistono anche i servizi e tutto il resto. Questo può essere un primo passo, ma anche il governo nazionale deve fare la sua parte".
Facendo una passeggiata in qualsiasi città si possono vedere sempre più negozi con la saracinesca abbassata.
"Il dato delle chiusure è terribile, fino a qualche anno fa c’era un bel turnover: la situazione era già preoccupante, ma il sistema riusciva a reggere. Adesso c’è solo una grande crescita delle chiusure e una mancanza di nuove attività. La forbice si è allargata tantissimo".
Sul turismo c’è maggiore ottimismo?
"Sì, c’è una crescita costante per recuperare i dati prepandemici. Però questi numeri non devono trarre in inganno per quanto riguarda la salute delle imprese che si sono molto indebolite nel tempo. I costi sono veramente importanti, da quelli energetici a quelli di gestione e burocratici. Problemi che abbassano la marginalità del turismo e per questo non bisogna abbassare la guardia, lavorando su tanto aspetti".
A partire dalle infrastrutture.
"È da tanto che lo diciamo. Tra il passante di Bologna e l’alta velocità ferroviaria lungo la dorsale adriatica c’è tanto da lavorare. Sulle fiere siamo ben serviti, basti pensare a quelle di Rimini e Bologna. Abbiamo poi l’aeroporto Marconi che è iperaffolato. Ci sono per questo altre infrastrutture che potrebbero dare una mano come quella di Parma, Forlì e Rimini. Su questo sistema bisogna trovare una soluzione per integrare tutto".
Cosa si aspetta dai prossimi mesi?
"Siamo preoccupati perché c’è un calo generale dell’economia: si inizia a sentire parlare di cassa integrazione e riduzione degli ordini nel settore industriale. Per questo iniziamo ad avere timore che si stia andando incontro ad una crisi strutturale visto che molte produzioni si sono spostate all’estero. I consumi interni subiscono l’incertezza nazionale che speriamo si possa risolvere, almeno da questo punto di vista. Dobbiamo poi attendere tutti i discorsi che arrivano dagli Usa sui dazi e il protezionismo e anche qui cercheremo di capire".