Una pianta che nasce nel deserto australiano potrebbe migliorare in modo significativo l’effetto della chemioterapia sulle cellule tumorali. E diventare una importante chiave per la cura di alcuni tumori, favorendo l’effetto della chemioterapia.
Lo rivela un team dell’Università di Copenaghen che ha testato la capacità della Eremophila galeata nelle terapie contro il cancro e ha svelato i risultati in un paper pubblicato sulla rivista scientifica Biomolecules.
L’ultimo alleato per la lotta contro il cancro arriva dall’Australia. Si chiama Eremophila galeata ed è un arbusto con foglie appiccicose e lucenti, i petali colorati di rosa e marrone opaco ed è dotata di una feroce resilienza: il suo habitat, infatti, è il terreno arido, rosso e pietroso del deserto. Il suo utilizzo nella medicina non è affatto nuovo, era infatti già usata dagli aborigeni per curare le malattie.
Gli scienziati danesi hanno testato la capacità di questa pianta di combattere la resistenza ai farmaci del cancro, uno dei problemi più comuni che i pazienti hanno quando intraprendono il percorso chemioterapico. Secondo i primi dati pubblicati nello studio, la resina estratta dell’Eremophila galeata contiene un flavonoide specifico che può bloccare le pompe di efflusso – proteine utilizzate dai batteri per pompare fuori dalla cellula le molecole tossiche – nelle cellule tumorali, rimuovendo in questo modo il meccanismo di difesa cellulare che impedisce alla chemioterapia di fare effetto.
Durante i test eseguiti dai ricercatori, la resistenza al farmaco oncologico SN-38 irinotecan – utilizzato soprattutto nelle terapie per combattere il carcinoma del colon-retto avanzato – può essere superata grazie alla resina dell’Eremophila galeata.
Il botanico Dan Stærk dell’Università di Copenaghen ha spiegato che, oltre a inibire le pompe di efflusso, la resina di questa pianta “migliora significativamente l’effetto della chemioterapia sulle cellule tumorali del colon HT29”. Una scoperta molto importante se si pensa che, come ribadisce Dan Stærk, “abbiamo già prodotti che inibiscono le pompe di efflusso, ma non funzionano in modo ottimale perché non sono sufficientemente specifici e hanno troppi effetti collaterali”.
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