Toccasana peperoncino, riduce il colesterolo e cura le infiammazioni

Il peperoncino spesso va a braccetto alle erbe aromatiche, soprattutto quando si vuole insaporire un piatto usando poco sale. Peperoncino sì ma quale? Ve ne sono oltre 3000 varietà nel mondo. La piccantezza del peperoncino è data dal suo contenuto di capsacina, una molecola grassa che nasce nella parte situata tra la buccia e l’interno del peperoncino, che viene misurata dalla Scala di Scoville. L’unità di misura è il grado SHU: un peperone dolce ha 0 gradi SHU, mentre la capsaicina pura ha un valore di 16 milioni, e il peperoncino più piccante al mondo è il Carolina Reaper con 1 milione e 800 mila SHU.

Roba da fare impallidire il nostro Diavolicchio calabrese, coi suoi 150 mila gradi SHU. Il peperoncino è ricco di proprietà benefiche, a cominciare da quelle antinfiammatorie (è efficace in caso di tosse e raucedine) e antidolorifiche. Infatti si usa anche per fare impacchi, mescolando la polvere di peperoncino con olio e argilla, fino a ottenere una pappina da applicaren sulla zona dolorante. Gli antiossidanti contenuti nel peperoncino aiutano a ridurre il colesterolo nel sangue quindi abbassare la possibilità di malattie cardiovascolari. Ha anche virtù antibatteriche, anti-diabetiche e anti-cancerogene. Ancora, facilita la digestione, contiene vitamina C, è ricco di sali minerali, aiuta ad assimilare il ferro, ed è utile nel controllo del peso in quanto stimola e accelera il metabolismo. Coltivare i peperoncini è semplice. In vaso le piantine vanno messe a dimora da marzo a maggio, in vasi con terriccio per piante orticole, concimando e irrigando frequentemente. Se si ha un orto, le piante devono venire collocate in un terreno morbido e posizionate in file distanti almeno un metro l’una dall’altra, e le piantine devono essere distanziate di almeno 30 centimetri. Basterà concimare durante la messa a dimora, e mantenere il terreno sempre un po’ umido, per avere peperoncini tutta l’estate.