Telemedicina, la comunità scientifica risponde all’appello del ministro
Valorizzare il territorio: gli investimenti previsti in ambito tecnologico rappresentano un’opportunità per sgravare gli ospedali dalle troppe incombenze
L’integrazione tra ospedale e territorio è il futuro, grazie alle nuove risorse destinate alla tecnologia e alla promozione della telemedicina. Questo è stato il tema conduttore dell’incontro scientifico-istituzionale “Sanità pubblica del futuro tra ospedale e territorio”, organizzato al Ministero della Salute nel contesto del progetto “La Sanità che vorrei”.
L’annuncio del ministro Orazio Schillaci riguardo all’impiego di fondi aggiuntivi per la telemedicina e l’assistenza domiciliare dal PNRR ha ottenuto l’approvazione degli infettivologi della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Secondo il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, gli investimenti previsti rappresentano un’opportunità per favorire una maggiore attività sul territorio e alleggerire gli ospedali dalle numerose pressioni. Questo aspetto è particolarmente rilevante per la disciplina infettivologica, che ha una stretta interrelazione con il territorio, come dimostra la diffusione dell’antimicrobico resistenza anche al di fuori degli ospedali.
Claudio Mastroianni, Past President SIMIT, sottolinea il ruolo determinante dell’infettivologo sul territorio, soprattutto nella prevenzione, negli screening e nella lotta ai batteri multiresistenti. La presenza dell’infettivologo sul territorio può aiutare a identificare situazioni a rischio di complicanze infettive al fine di evitare l’ospedalizzazione. Questo processo deve svilupparsi in diverse direzioni, come il monitoraggio delle patologie croniche come le infezioni da HIV e la collaborazione con i Medici di Medicina Generale e gli Igienisti per facilitare gli screening.
La diffusione di una cultura infettivologica sul territorio può essere agevolata dalle strutture diffuse come le farmacie, come evidenziato da Andrea Gori, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Direttore dell’Unità di Malattie Infettive presso l’ASST Fatebenefratelli Ospedale Sacco – Polo Universitario. Inoltre, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale nel favorire l’accesso ai servizi sanitari sul territorio.
Tuttavia, la disponibilità di una grande quantità di dati non implica automaticamente la loro corretta utilizzazione. È necessario compiere un salto di qualità per garantire l’efficace sfruttamento di queste informazioni. In questo contesto, è stato costruttivo il dialogo con altre società scientifiche, come la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMES), rappresentata dal Presidente della Fondazione SIMG Ovidio Brignoli, e la Società Italiana di Telemedicina (SIT), accreditata come Società Scientifica dal Ministero della Salute specificamente per la Telemedicina. Nel corso dell’incontro al ministero, moderato da Daniel Della Seta, hanno partecipato il Prof. Antonio Vittorino Gaddi, Presidente nazionale della SIT, Maria Rosa Perri, Responsabile per i Rapporti con il Governo all’interno della SIT, e la Prof.ssa Nadia Aspromonte, Presidente della SIT Lazio e Direttore dell’Unità Operativa Scompenso Cardiaco presso il Policlinico Gemelli.
L’obiettivo comune di tutte le parti coinvolte è quello di favorire una sanità pubblica più efficiente ed efficace, in grado di garantire un’adeguata assistenza territoriale basata sulla tecnologia e sull’intelligenza artificiale. L’investimento nelle nuove risorse tecnologiche e nella promozione della telemedicina rappresenta, dunque, un passo fondamentale verso il futuro della sanità pubblica in Italia.
Telemedicina e tecnologie evolute
L’ospedale del futuro sarà caratterizzato da un’attenzione prioritaria alle emergenze, mentre le patologie croniche saranno gestite attraverso la telemedicina. Questo è ciò che è emerso dal discorso del Direttore Generale del Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecnologie, Francesco Gabbrielli.
Secondo il professor Gabbrielli, la ricerca e l’operatività sono due piani paralleli che devono comunicare tra loro, ma che hanno regole diverse. Mentre la ricerca si concentra sullo sviluppo di nuovi trattamenti e tecnologie, l’operatività riguarda l’applicazione di ciò che già esiste. Proprio in questo contesto, la telemedicina sta giocando un ruolo fondamentale nel migliorare l’accesso alle cure e nell’ottimizzare la gestione delle condizioni croniche.
Per supportare efficacemente la telemedicina, sarà necessario dotare le regioni di strumenti e competenze adeguate e garantire la formazione dei clinici e dei pazienti stessi. Solo così sarà possibile costruire un sistema diagnostico-terapeutico personalizzato, che si adatti alle esigenze specifiche di ogni individuo.
Uno degli ambiti in cui la telemedicina sta già dando risultati tangibili è la cardiologia. Durante l’incontro, il Prof. Marco Mazzanti e il Prof. Antonino Nicosia hanno sottolineato come i progressi tecnologici abbiano reso possibile una medicina cardiologica preventiva, personalizzata, di precisione e predittiva, le cosiddette “4P”. Ad esempio, grazie alla telemonitoraggio, è possibile controllare a distanza parametri come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la saturazione dell’ossigeno. Inoltre, dispositivi indossabili come gli smartwatch consentono di effettuare elettrocardiogrammi anche a 12 derivazioni.
La sessione conclusiva dell’incontro ha incluso anche i contributi di alcune realtà aziendali orientate alla ricerca e all’innovazione nel settore sanitario. Roberto Ascione, CEO di Healthware Group, Giampiero Delli Rocili, Amministratore Delegato di Nomos, e Francesco Lapi, Direttore Scientifico di Genomedics Srl, hanno presentato i servizi offerti dalle loro aziende e il ruolo che il settore privato può svolgere nell’affrontare sfide importanti come l’antibiotico resistenza e le infezioni correlate all’assistenza.
In particolare, la piattaforma software di Nomos è in grado di correggere i comportamenti degli operatori sanitari e digitalizzare i flussi di lavoro, garantendo un controllo efficace dei processi e riducendo il rischio di infezioni correlate all’assistenza.