Non è mai troppo tardi per iniziare a suonare uno strumento musicale, anche perché c’è un motivo in più, oltre al piacere di dedicarsi a un nuovo hobby. Secondo uno studio condotto dalla University of Bath, imparare a suonare il pianoforte, non importa a quale età, ha effetti positivi su alcune abilità mentali e in aggiunta migliora l’umore. I benefici si sono notati già dopo undici settimane, con solo un’ora di lezione a settimana.
L’esperimento ha coinvolto trentuno adulti senza esperienze precedenti con lo strumento, suddivisi in tre gruppi: quelli del primo hanno partecipato a sessioni pratiche di pianoforte, appunto per un’ora a settimana, durante la quale quelli del secondo dovevano semplicemente ascoltare della musica e quelli del terzo leggevano o studiavano. Sono bastate poche lezioni perché i principianti, a differenza dei partecipanti degli altri due gruppi, mostrassero miglioramenti nella loro capacità di elaborare informazioni multisensoriali, ossia che coinvolgono al tempo stesso vista e udito.
L’affinamento delle abilità cognitive è stato riscontrato in varie situazioni diverse che richiedevano di elaborare suoni e immagini che si verificavano in contemporanea. Non solo: dopo le lezioni, gli apprendisti musicisti riportavano livelli minori di stress, ansia e depressione.
“Imparare a suonare uno strumento come il pianoforte è un compito complesso, che richiede al musicista di leggere uno spartito, produrre movimenti e valutare il riscontro sonoro e tattile in modo da aggiustare le azioni successive”, spiega la psicologa Karin Petrini della University of Bath. “In termini scientifici, questo processo combina segnali uditivi e visivi e si traduce in un allenamento multisensoriale”, che può giovare alle abilità cognitive anche di persone in età adulta, quando la capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzioni è ridotta. La ricerca inoltre lascia ipotizzare che dedicarsi a uno strumento musicale possa aiutare le persone con disagi psichici, un aspetto che gli autori stanno già progettando di approfondire.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Scientific Reports.
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