Prima dell’avvento della penicillina le terapie antimicrobiche erano pochissime; in primis l’”ampeloterapia” ovvero le cure a base di succo d’uva.
Nato nel profondo sud, da piccolo passavo l’estate in casa di contadini che da luglio ad ottobre vendemmiavano il “primitivo” antica cultivar ricchissima in polifenoli e sostanze battericide; e quando un contadino si feriva con le forbici, veniva immediatamente impaccato con succo d’uva. La guarigione era certa e non notai mai casi di serie sovrainfezioni.
Inoltre, il succo d’uva (che ha una composizione simile al latte materno) veniva somministrato come vero farmaco per qualsiasi patologia infettiva; dalle faringiti fino alle più serie polmoniti. Altra metodica stranissima, in caso di ferite, era quello di tamponarle con una ragnatela. La guarigione era certa e veloce. Adesso la scienza ha spiegato queste terapie “strane”: le tele di ragno contengono sostanze emostatiche (fibrina). Il succo d’uva contiene antibiotici naturali potentissimi.
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