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Riusciamo davvero a capire bene le emoji nelle chat?

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Le usiamo tutti i giorni nelle chat, ma davvero riusciamo a capire bene le faccine e le emoji?
Si sono posti seriamente la domanda i ricercatori del German Studies Institute alla Ruhr-Universität Bochum in Germania. E hanno scoperto che sì, le faccine e i simboli li capiamo bene, ma ci vuole un po’ di tempo in più per comprenderli rispetto alla parola scritta. E i nativi digitali, in teoria più avvezzi alle emoji, impiegano lo stesso tempo di chi non è esperto di questo linguaggio.

 

Le emoji nel discorso scritto

La prima emoji è stata creata in Giappone alla fine degli anni ’90, alo scopo di ridurre il tempo per esprimere una parola. Da allora si sono moltiplicate a dismisura e le usiamo abitualmente: al posto delle parole possiamo utilizzare faccine e simboli per esprimere il nostro pensiero in modo iconico. Battute, emozioni, commenti passano per le emoji, ma il nostro cervello le capisce in modo efficace? Dobbiamo fare uno sforzo in più per sceglierle e capirle, dato che siamo abituati da 3 millenni a usare la parola scritta per comunicare?

Nell’esperimento, ai partecipanti è stata data da guardare una frase, una parola alla volta, sullo schermo. A volte, invece della frase, compativa un’emoji. Sono stati misurati il tempo di risposta e l’accuratezza.
Risultato: con le emoji ci vogliono circa 350 millisecondi in più rispetto a quando la frase contiene solo parole. Ovvero 456 millisecondi con la parola e 804 millisecondi con l’emoji.

 

Quanto tempo serve per capire un’emoji?

Si tratta di un tempo comunque veloce. Ed è sorprendente come sia veloce anche il tempo che impieghiamo per decodificare icone che si traducono in più concetti, come l’immagine di un topo per rappresentare il mouse di un computer: ci vogliono solo 900 millisecondi in più per capire cosa significa. Insomma, in un secondo, il nostro cervello sembra in grado di tirare fuori un intero lessico di parole che suonano simili, per poi inserirle nel contesto giusto.

La ricerca tedesca, pubblicata su Computers in Human Behavior, suggerisce che la maggior parte delle persone può quindi facilmente capire un’emoji quando sostituisce direttamente una parola (pensiamo ad esempio alla fetta di pizza invece della parola ‘fetta di pizza’). Però ci serve circa il 50% di tempo in più, rispetto ala parola scritta, per comprendere l’icona.

 

Come il cervello legge le emoji

Questo leggero ritardo probabilmente è dovuto al fatto che la nostra mente interpreta le immagini come immagini e non come parole, spiegano gli autori, il che richiede un ulteriore ‘traduzione’, che occupa tempo ai nostri neuroni.
Il nostro cervello deve riconoscere l’immagine davanti attraverso gli occhi, quindi deve abbinare l’immagine a una parola. Se invece leggiamo semplicemente una parola, il collegamento è immediato e risparmiamo tempo.

“Nella prima fase, avviene un’attivazione concettuale visiva”, spiegano gli autori, “Se questo passaggio non è sufficiente per la generazione di un’espressione significativa, viene recuperata l’informazione fonologica dall’entità lessicale per accedere a significati aggiuntivi e il concetto attivato originale deve essere soppresso”.
Interessante è anche sapere, come emerge dallo studio, che le persone con un’elevata alfabetizzazione emoji, cioè la popolazione più giovane, non hanno ottenuto risultati migliori rispetto alle altre.

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