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Prevenzione personalizzata, la nuova frontiera degli screening

Allo studio un approccio potenzialmente in grado di intercettare la storia naturale della progressione tumorale ancora prima dell'insorgenza della malattia

13/04/2024

La chiamano prevenzione attiva, ovvero una delle nuove frontiere della lotta al cancro, che indica un insieme articolato di interventi offerti attivamente alla popolazione generale o a gruppi a rischio. “Ogni anno 60mila cittadini lombardi vengono colpiti da un tumore, il 40% dei quali potrebbe essere evitato correggendo gli stili di vita sbagliati. Prevenzione, dunque, si conferma la parola d’ordine, ma una prevenzione che deve essere personalizzata e attiva”, ha affermato Gianluca Vago, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell’Università Statale di Milano e Presidente della Fondazione CNAO in un convegno nazionale promosso dalla Regione Lombardia al Pirellone. “Uno degli scenari più interessanti per la prevenzione personalizzata è rappresentato da quella che viene chiamata Cancer Driver Interception, – ha sottolineato Giuseppe Mucci, Presidente di Bioscience Foundation – Come delle malattie cardiovascolari possiamo controllare la pressione arteriosa e il livello di colesterolo, fattori di rischio davvero importanti, oggi possiamo verificare e monitorare le mutazioni che portano all’insorgenza dei tumori. È un approccio potenzialmente in grado di ‘intercettare’, appunto, la storia naturale della progressione tumorale ancora prima dell’insorgenza della malattia; approccio che naturalmente richiede studi di conferma”.

 

In Lombardia il 18,3% degli over 14 fuma, il 31,3% è in sovrappeso, il 10,5% è obeso, il 9,9% consuma alcol in quantità eccessiva, il 22,6% è totalmente sedentario. Dati allarmanti responsabili dell’insorgenza di numerose malattie, in primo luogo, quelle cardiovascolari e oncologiche.  “Anche nella nostra Regione, come nel resto del Paese – ha aggiunto Vago – I tumori più diffusi sono quelli al seno (10.000 casi l’anno), al polmone (7.600), al colon-retto (7.100). In questa occasione, vogliamo focalizzare l’attenzione sugli sforzi che tutta la ricerca sta facendo per riconoscere il più precocemente possibile la presenza di una neoplasia, ma più ancora, per identificare dei marcatori di rischio prima ancora dello sviluppo del tumore”.

 

“Il tumore impiega anni prima di svilupparsi – ha ricordato Luca Quagliata, biotecnologo molecolare dell’Università di Heidelbergin Germania – il DNA di ciascuno di noi riceve migliaia di lesioni quotidiane che vengono però riparate dai geni oncosoppressori. Se questi geni smettono di funzionare, non riparano più i danni e si formano mutazioni somatiche (acquisite) che rappresentano un indicatore della inattività sopraggiunta dei geni e, quindi, della condizione prodromica dello sviluppo dei tumori solidi. È questa l’instabilità genomica: con l’infiammazione cronica, lo squilibrio del sistema immunitario e della flora batterica costituiscono i fattori prodromici che possono portare nel tempo al cancro”.

 

“Nella lotta al cancro in questi anni si stanno registrando progressi significativi – ha dichiarato Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’IEO – grazie alle nuove terapie che hanno portato risultati straordinari in molte neoplasie, in particolare nel carcinoma della mammella. Avere individuato mutazioni genetiche come quelle Her2 e BRCA ci ha permesso di intervenire efficacemente con terapie sempre più specifiche, anche nelle fasi più avanzate della malattia. La ricerca in questo campo è davvero rilevante. Oggi nel nostro paese l’88% delle donne con questa patologia e’ vivo a 5 anni, percentuali davvero significative, ma bisogna insistere sulla prevenzione, in particolare sull’adesione allo screening”.

 

“La prevenzione deve essere estesa anche a chi ha già ricevuto una diagnosi di tumore alla mammella – hanno affermato Anna Maria Mancuso di Salute Donna e Adele Patrini di Europa Donna Italia – Oggi in Italia vivono oltre 830mila donne con alle spalle una diagnosi di tumore. La gran parte delle quali ha un’ottima qualità di vita, ma ancora troppe ex pazienti riprendono a fumare, consumare alcol in modo eccessivo, a non svolgere alcuna attività fisica. Come associazioni di pazienti siamo impegnate per sensibilizzare su questi temi, anche ribadendo il ruolo fondamentale della riabilitazione psiconcologica, il ritorno a una vita lavorativa e affettiva normale, con l’obiettivo di evitare l’insorgenza di recidive”.