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Noduli e tumori, oggi i farmaci vengono ’lanciati’ sui bersagli

Medicina di precisione: le cure mirate raggiungono solo le cellule anomale

22/01/2023 - di Alessandro Malpelo

Gli ormoni hanno un ruolo chiave in oncologia. Dagli estrogeni al testosterone, dall’insulina all’ormone della crescita, un tumore su quattro risente delle sollecitazioni ormonali. Alcuni organi poi sono particolarmente sensibili ai segnali lanciati dalle ghiandole endocrine, vedi il caso della mammella, della prostata e dell’ovaio.

 

Nel caso della tiroide, il riscontro di noduli tiroidei all’ecografia è piuttosto frequente, ma non deve preoccupare: un nodulo isolato è una cosa, un tumore vero e proprio è altro. «I tumori tiroidei – spiega Rossella Elisei, professore associato all’Università di Pisa, presidente eletto dell’Associazione italiana della tiroide – sono noti per la natura poco aggressiva, e per l’elevata percentuale di casi guariti (85-90%).

 

Nelle forme in cui la terapia radiometabolica non può essere utilizzata efficacemente, oggi abbiamo a disposizione farmaci a bersaglio molecolare capaci di bloccare l’attività anomala di recettori tirosino chinasici, che sono all’origine della trasformazione tumorale.

 

Le cure mirate raggiungono soltanto le cellule portatrici delle anomalie nei recettori, sono sempre più precise in quanto dirette contro una specifica alterazione, e meglio tollerate. Grazie alla ricerca sul cancro, anno dopo anno, entrano nella pratica clinica farmaci a bersaglio molecolare sempre più efficaci».

 

 

Il mare non basta: quando è opportuno usare il sale iodato

 

Oltre il 70% degli italiani conosce l’esistenza del sale iodato, ma i più ignorano se questo faccia bene, chi debba prenderlo e chi no. Oltretutto grava sul sale in genere un pregiudizio, in quanto il consumo eccessivo è legato a filo doppio all’ipertensione, e sappiamo che quando i valori della pressione del sangue si avvicinano troppo alla soglia di attenzione uno dei primi provvedimenti da prendere è quello di eliminare sale dalla dieta.

 

Quindi, chi ha bisogno di integrare iodio negli alimenti? «Sostituire il sale da cucina con sale iodato è indicato per favorire una normale funzionalità tiroidea», ha scritto Antonella Olivieri, responsabile dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

Grazie a campagne informative basate sullo slogan “Poco sale ma Iodato”, oggi il gozzo in età scolare è praticamente scomparso. Tuttavia, secondo la sorveglianza, un terzo della popolazione italiana evita di consumare sale iodato, spesso per paura o scarsa informazione.

 

“Un ruolo nel generare tale diffidenza è giocato proprio dalle fake news, e dalle leggende su questo alimento”, dichiara la ricercatrice. Vanno smentite credenze del tipo che è sufficiente respirare lo iodio quando si va al mare o che basta consumare mirtilli rossi, lamponi, mango e pasta integrale, perché sono cibi ricchi di iodio.

 

Lo iodio appartiene alla categoria dei micronutrienti essenziali. La carenza di questo elemento può avere effetti negativi sulla salute, ad esempio in gravidanza, durante l’allattamento, nell’infanzia e negli anni della crescita, poiché la tiroide non è in grado di produrre quantità sufficienti di ormoni tiroidei.

 

 

Tumori al colon e rischio recidiva

 

Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) ha scoperto un nuovo fattore prognostico per il tumore del colon retto. Gli scienziati hanno individuato una popolazione di cellule immunitarie, la cui presenza più o meno importante nel tessuto tumorale contribuisce a segnalare se i pazienti, dopo l’operazione, sono ad alto rischio di recidiva e necessitano di cure mirate.

 

I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati su Nature Communications. «Oltre il 40% dei pazienti con tumore del colon retto va incontro a una recidiva, indipendentemente dalla terapia che segue, ma non riusciamo a prevedere a priori quali» spiega il dott. Luigi Nezi, co-responsabile dello studio.

 

Definire nuovi e più precisi criteri, continua Nezi, per prevedere il rischio di ripresa della malattia è una delle priorità per la cura di questo tumore, il terzo più diagnosticato al mondo.