Piede piatto nei bimbi: “Quando il dolore non va ignorato”
Il piede piatto è uno dei problemi ortopedici infantili più frequenti. Può causare dolore e stanchezza. Ecco come intervenire: l’intervista all’ortopedico Massimiliano Mosca

Il piede piatto è uno dei problemi ortopedici infantili più frequenti: se fino a una certa età è spesso di...
Il piede piatto è uno dei problemi ortopedici infantili più frequenti: se fino a una certa età è spesso di tipo morfologico, in alcuni casi può causare dolore, facile stancabilità e limitazioni funzionali nella vita quotidiana.
"Ho osservato genitori preoccupati perché il figlio si stancava facilmente o lamentava dolore dopo brevi passeggiate – racconta Massimiliano Mosca, chirurgo ortopedico e direttore di Struttura Complessa presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna –. In questi casi, oltre alla fisioterapia e agli esercizi, può entrare in gioco una soluzione chirurgica chiamata artrorisi sottoastragalica, che utilizza una vite in acido polilattico (PLLA), un materiale biocompatibile e completamente riassorbibile".
In cosa consiste l’intervento?
"Nell’inserimento di una piccola vite tra astragalo e calcagno, che stabilizza l’articolazione sottoastragalica e permette il rimodellamento delle ossa e la correzione dell’anomalia sfruttando i normali processi di crescita del giovane paziente, senza necessità di rimozione. Deve essere eseguito da chirurghi esperti in patologia del piede e della caviglia e richiede un follow-up accurato".
Come viene eseguito?
"In anestesia generale e prevede un’incisione di pochi centimetri attraverso cui viene posizionato l’impianto. La procedura ha breve durata in mani esperte e, già in sala operatoria, osserviamo come la biomeccanica del retropiede e del mesopiede cambi immediatamente".
La degenza?
"É breve: il bambino torna a casa generalmente la mattina successiva all’intervento. Seguono tre settimane con tutori, con carico concesso a tolleranza".
Quali i vantaggi?
"Il vantaggio principale del calcaneo-stop in PLLA è che, essendo riassorbibile, evita un secondo intervento per la rimozione, riducendo stress, rischi per il bambino e risparmio per la sanità pubblica".
Un altro aspetto importante è la gradualità nella ripresa.
"Abbiamo riscontrato che i pazienti tornano a camminare e nuotare in circa tre settimane; per riprendere attività più intense come corsa e salti è consigliabile attendere circa sei mesi, con risultati che durano nel tempo. Gli studi dimostrano non solo un miglioramento dell’allineamento, ma soprattutto della funzionalità e della qualità della vita".
Come si decide l’iter terapeutico più adatto al paziente?
"Attraverso una valutazione specialistica con radiografie, test dinamici e anamnesi si arriva a un percorso personalizzato. Non tutti i piedi piatti richiedono un intervento. Non è la morfologia a guidare la scelta terapeutica, ma la funzionalità. Fondamentale anche il counseling familiare, ovvero ascoltare dubbi e aspettative dei genitori. In conclusione, l’artrorisi sottoastragalica con calcaneo-stop riassorbibile rappresenta una soluzione moderna, efficace e a basso impatto per il bambino con piede piatto sintomatico. L’importante è scegliere il momento giusto e affidarsi a chi conosce bene la crescita del piede in evoluzione".