Malattie infiammatorie croniche intestinali. Cosa c'è da sapere
Nella ricorrenza del 19 maggio facciamo il punto sulle ricerche e le terapie riguardanti la colite ulcerosa e la malattia di Crohn.
Ogni anno, il 19 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Una data importante per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica rispetto ad un disturbo il cui carico, secondo quanto riporta la rivista The Lancet, “sta aumentando a livello globale, con variazioni sostanziali nei livelli e nelle tendenze in diversi Paesi e regioni”. La comprensione di tali differenze e le origini del disturbo è di importanza fondamentale per la comunità scientifica: avendo maggiori informazioni a riguardo sarà infatti possibile formulare strategie per prevenire e trattare questa condizione in modo più efficace rispetto al passato.
La Giornata Mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (MICI) ha dunque lo scopo di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche afferenti a una tipologia di affezioni di competenza della gastroenterologia, patologie che gli autori inglesi definiscono Inflammatory Bowel Diseases (IBD).
Cos’è la Malattia Infiammatoria Intestinale (IBD)?
L’IBD è un gruppo di disturbi intestinali che causano infiammazione del tratto digestivo. Le due principali forme di IBD sono la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. I sintomi possono variare da lievi a gravi e includono diarrea, febbre, affaticamento, sangue nelle feci, ulcere sanguinanti, mal di stomaco, gonfiore, crampi, ridotto appetito, perdita di peso involontaria, anemia e flatulenza.
Fattori di rischio
Le cause esatte delle malattie infiammatorie intestinali non sono completamente comprese, ma fattori genetici e disfunzioni del sistema immunitario sono sicuramente coinvolti in questa malattia. Alcuni fattori di rischio includono la storia familiare, autoimmunità, concause ambientali come il fumo di sigaretta, etnia, età e stress.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi prevede esami del sangue, endoscopia, radiografia, risonanza magnetica e altri test. Il trattamento mira a ridurre l’infiammazione e può includere farmaci (come corticosteroidi, immunosoppressori e antibiotici) o interventi chirurgici (come la proctocolectomia o la resezione intestinale).
Iniziative
In occasione della Giornata Mondiale delle MICI, il Ministero della Salute promuove occasioni di confronto istituzionale per fare il punto su quanto in essere e porre le basi per le prossime politiche sanitarie, tra cui l’implementazione della telemedicina e l’aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Queste malattie rappresentano una bella scocciatura per i pazienti, anche se spesso le tante sofferenze passano sotto silenzio. Pertanto, l’hashtag #Breakthesilence è un invito a portare alla luce queste disabilità e a superare il muro di indifferenza che le circonda
In Italia, la prevalenza totale delle malattie infiammatorie croniche intestinali è di 392,2 individui su 100.000 abitanti (135 affetti da malattia di Crohn e 258,7 da colite ulcerosa) secondo gli ultimi dati riportati dal Ministero della Salute.
La malattia
Come precisano gli epidemiologi del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie americano, l’IBD in realtà è un termine che fa riferimento principalmente a due distinte condizioni (malattia di Crohn e colite ulcerosa) caratterizzate da un’infiammazione cronica del tratto gastrointestinale che, a lungo andare, può causare importanti danni. La malattia è la causa principale dietro a sintomi quali “diarrea persistente, dolore a livello addominale, perdita di peso e affaticamento”.
Le persone colpite da queste patologie risentono spesso anche di “problemi psicologici, che vanno dall’ansia per le implicazioni a lungo termine, allo stress e alla depressione”. C’è inoltre un altro aspetto che non andrebbe sottovalutato, ed è relativo al loro significativo impatto clinico e, di conseguenza, economico sui pazienti colpiti.
Prevenzione
Per quanto esistano dei fattori che non possono essere tenuti sotto controllo, come la predisposizione genetica, gli esperti consigliano di attenersi a una serie di abitudini per limitare i problemi nelle persone colpite da questa condizione, tra cui evitare il consumo di latticini e di cibi piccanti e speziati. Secondo quanto riportato da Medical News Today, le persone con IBD potrebbero patire sintomi più severi nei periodi di maggiore stress: in questi casi può dunque rivelarsi utile dedicarsi alla meditazione oppure agli esercizi per il rilassamento dei muscoli e a quelli respiratori.