L'ospedale del futuro, un concentrato di tecnologia
I trattamenti per le cronicità saranno gestiti a distanza con la telemedicina. Gli ingegneri clinici (AIIC) si confrontano sui progetti
“L’ospedale del futuro dovrà essere flessibile, accogliente, modulare, anche perché il Covid-19 ci ha insegnato che può essere necessaria una riconfigurazione rapida dei posti letto, senza reparti predefiniti, con tanto verde e con una forte impronta di sostenibilità”. Lo ha detto Giovanni Guizzetti, direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese, coordinando la sessione dedicata all’ospedale del futuro, nel corso del convegno nazionale dell’Associazione italiana ingegneri clinici (AIIC) a Roma.
Secondo Guizzetti, l’ospedale del domani sarà capace di trasformarsi rapidamente in risposta a crisi sanitarie. La digitalizzazione sarà il dato saliente di queste strutture, con l’intelligenza artificiale a supporto di decisioni cliniche e gestionali. L’assenza di reparti predefiniti permetterà una personalizzazione dell’assistenza, mentre il design dovrà trasmettere una sensazione di benessere.
Gli ingegneri clinici sottolineano l’importanza di ripensare il rapporto tra assistenza domiciliare e sanità territoriale, prevedendo che i pazienti cronici saranno seguiti in remoto, grazie a cure domiciliari avanzate e a una rete sanitaria capillare. La nuova architettura ospedaliera sarà organizzata secondo l’intensità di cura richiesta, con spazi e percorsi progettati per ottimizzare il processo di guarigione e il contatto con la natura.
Questo paradigma emergente riflette un cambiamento radicale nel modo di concepire la cura e il recupero, ponendo l’individuo e l’ambiente al centro dell’esperienza sanitaria. L’ospedale del futuro, quindi, non sarà solo un luogo di cura, ma un habitat che promuove attivamente la salute e l’armonia con l’ambiente circostante.
“Il futuro dei nostri ospedali parte da ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura, prima ancora che essere curati”: così si è espresso Paolo Petralia (vicepresidente vicario Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria) durante la sessione del Convegno, descrivendo l’evoluzione dell’assistenza ospedaliera. “Gli ospedali non sono stati sempre soltanto luoghi di auspicabile guarigione, di cura di malattie, ma sono nati come luoghi di accoglienza, di ospitalità per viandanti e pellegrini. Con l’avanzare della tecnologia e della scienza, devono diventare percorsi, spazi, prospettive di presa in carico e di cura e in questo un ruolo importante è giocato dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale”. Si tratta quindi di sviluppare “un modello di ospedale che dialoga con il territorio, continua Petralia, “e di territorio che va verso l’ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività”.
Nell’ospedale del futuro, ci saranno molte camere singole, almeno la metà dei posti letto, non solo per un maggiore comfort del paziente, ma anche perché questo permette di controllare meglio le infezioni ospedaliere. Le applicazioni di intelligenza artificiale supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura. Grazie alla tecnologia, sarà realizzata la virtualizzazione dei posti letto grazie alla quale non sarà più necessario dover dormire in ospedale per essere curati perché, con la condivisione dei dati, l’assistenza sarà fornita a distanza.
Nel corso del convegno AIIC si è confermato che l’ospedale dovrà diventare il perno di pazienti che sono monitorati a casa e gestiti centralmente. “La trasformazione in realtà di questo approccio è già in corso – avvisa Guizzetti – in Italia abbiamo tanti, troppi ospedali piccoli, a bassa tecnologia, che assorbono risorse impedendo la crescita degli ospedali più avanzati. Certo, permane la necessità di avere una prossimità dell’ospedale con il paziente, ma se consideriamo l’evoluzione tecnologica ed anche l’aumento dei trasporti con mezzi a guida autonoma, è facile intuire che la prospettiva di un ospedale virtuale, che oggi sembra fantascienza, diverrà realtà.