La cannabis terapeutica funziona davvero contro i dolori cronici? Forse no

Un nuovo studio suggerisce che i farmaci a base di cannabinoidi abbiano lo stesso effetto di un placebo nel trattamento del dolore cronico

2 dicembre 2022
Marijuana buds sitting next to prescription medicine bottle

L’uso della cannabis a scopo terapeutico è una soluzione sdoganata in diversi Paesi del mondo. La lista include anche l’Italia, dove si calcola che ci siano circa 50 mila pazienti che assumono regolarmente farmaci a base di cannabinoidi per trattare il dolore cronico legato a malattie oncologiche e non. Un vasto studio appena pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association mette tuttavia in discussione alcune certezze sul tema, suggerendo che la cannabis non funzioni meglio di un placebo nel ridurre dolori e disturbi persistenti.

La meta-analisi a cura dell’autorevole Karolinska Institutet di Stoccolma, una delle maggiori università di medicina del mondo, ha condotto una revisione sistematica dei dati provenienti da 20 ricerche precedenti, in cui la cannabis veniva confrontata con un placebo nel trattamento del dolore clinico. Gli studi prendevano in esame vari tipi di dolore (come la nevralgia associata alla sclerosi multipla) e di cannabinoidi, tra cui il THC, il CBD e il nabilone (un derivato sintetico del THC), somministrati a un totale di 1500 pazienti sotto forma di pillola, spray, olio o vapore.

Secondo Filip Gedin, primo autore dello studio, combinando le informazioni presenti in letteratura scientifica si evince che le persone hanno registrato una riduzione più significativa del dolore (da moderata a elevata) dopo il trattamento con un placebo rispetto a quanto accaduto con la cannabis. Un’altra importante osservazione riguarda quanto sia stato difficile finora eseguire dei cosiddetti test al buio. In altre parole, ha spiegato Gedin, chi partecipa agli esperimenti riesce spesso a distinguere la cannabis dal placebo, nonostante le due cose tendano ad avere stesso odore, sapore e aspetto. “Se le persone sono consapevoli di ricevere o meno dei cannabinoidi, è più probabile che forniscano una valutazione distorta dell’intervento”, ha scritto lo scienziato.

Il lavoro di Gedin e colleghi ha inoltre cercato di verificare con l’aiuto di strumenti statistici in che modo gli studi sulla cannabis terapeutica siano stati accolti nel tempo dalle riviste accademiche e dai media generalisti, riscontrando giudizi positivi e valutazioni ottimistiche a prescindere dai risultati effettivamente raccolti. Si tratta, secondo gli autori, di un aspetto non di poco conto, poiché la copertura mediatica e le notizie su Internet possono influenzare le aspettative di un paziente nei confronti del trattamento. “Non possiamo affermare con certezza al 100% che i media siano responsabili dell’elevata risposta placebo evidenziata dal nostro lavoro”; ha concluso Gedin; “Ma dato che i falsi farmaci si sono dimostrati validi quanto la cannabis nell’alleviare il dolore, questo dimostra quanto sia importante riflettere sull’effetto placebo”.