Ricercatori confermano: respirare aria pulita lontana dalle fonti inquinanti, niente alcol e niente fumo fondamentali nella donna in stato interessante
Aria pulita, vita sana: niente alcol, niente fumo, alimentazione equilibrata, monitoraggi regolari della pressione del sangue, del colesterolo e altri valori. Sono tutti fattori che entrano in gioco nel determinare la fertilità della donna, la salute del prodotto del concepimento, e i mesi di gestazione fino all’epoca del parto. Tre diversi studi (due americani e uno italiano) hanno messo a fuoco alcune regole igieniche fondamentali in ostetricia e ginecologia, vediamo cosa è stato scoperto.
Durante la gravidanza conviene ossigenarsi, respirare aria pulita, stare lontane dalle emissioni nocive legate ai gas di scarico delle auto, come pure evitare fumo di sigaretta e polveri sottili. In particolare l’esposizione all’inquinamento atmosferico causato dal traffico, suggerisce uno studio dell’Università di California a Los Angeles (Ucla) pubblicato su Scientific Reports, potrebbe ripercuotersi negativamente sulla salute del nascituro e sulla donna in stato interessante, in particolare andrebbe a incidere sull’omeostasi dei tessuti placentari.
Lo studio su modelli animali ha documentato il viaggio degli inquinanti inalati, che dopo l’ingresso nelle cavità nasali e la discesa fino agli alveoli polmonari, attraverso il torrente circolatorio raggiungono l’utero, innescando processi infiammatori deleteri. “La placenta è un elemento essenziale per mantenere la simbiosi della madre col suo bambino”, osservano i ricercatori. “I risultati dello studio suggeriscono che le cellule immunitarie materne possono ledere cellule vitali nella placenta. Questo meccanismo di autodistruzione influenza l’apporto di nutrienti dalla madre al bambino, con un aumento del rischio di esiti avversi in gravidanza”.
Altro elemento da considerare è l’ipertensione gestazionale, che può insorgere durante la gravidanza e rappresenta un campanello di allarme che anticipa la comparsa di malattie cardiovascolari nelle fasi successive della vita. È quanto sostiene una ricerca coordinata dal Brigham and Women’s Hospital e pubblicata su Journal of the American College of Cardiology.
Lo studio in questo caso ha indagato la vita reale di oltre 60mila donne che avevano avuto problemi cardiaci dopo il primo parto, scoprendo che le donne con ipertensione in gravidanza avevano il 63% di rischio in più di incorrere in eventi cardiovascolari negli anni successivi rispetto alle donne che avevano una pressione sanguigna normale nei 9 mesi di attesa. I ricercatori hanno anche scoperto che la maggior parte dell’aumento del rischio (64%) si concretizzava nella comparsa di ipertensione cronica, colesterolo, diabete, aumento di peso dopo la prima nascita. Questi fattori di rischio erano particolarmente marcati tra le donne con ipertensione gestazionale (84%) rispetto a quelle con preeclampsia (ipertensione cui si accompagna proteinuria, carico proteico disperso nelle urine).
Sono sempre meno le donne che consumano alcolici durante i 9 mesi di gravidanza. Lo rivelano i dati raccolti dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità che ha condotto uno studio per valutare gli effetti dell’esposizione fetale all’alcol. “Abbiamo misurato uno dei metaboliti specifici dell’etanolo nei capelli delle future mamme, e nel meconio neonatale. I risultati hanno mostrato che, attualmente, solo lo 0,1% delle donne in dolce attesa, beve alcolici in misura sensibile durante la gravidanza e che solo una minima percentuale di neonati è esposta al rischio di sindrome alcolica prenatale”. Nel progetto sono state arruolate venti partorienti e venti neonati.
“Il consumo di alcol durante la gravidanza e la successiva esposizione fetale possono causare molteplici disturbi perinatali – ha affermato Simona Pichini, coordinatrice del progetto italiano – come la nascita prematura, sindromi da astinenza, tremori, iperreflessia e uno sviluppo fisico e mentale alterato nelle fasi successive della vita. Tuttavia i dati odierni ci dimostrano che le politiche applicate dalla salute hanno accresciuto nelle donne italiane la consapevolezza sui rischi associati al consumo di alcol durante la gravidanza”.