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Effetti del caffè sul cuore. Svegli e attivi più a lungo

Un consumo moderato stimola l'attività fisica e accorcia gli intervalli di sonno

27/08/2023

Ma il caffè sostiene l’organismo o fa male al cuore? Le ricerche suggeriscono che un consumo moderato di caffè (in media 3 tazzine al giorno o poco più) può avere svariati effetti benefici, tra cui un minor rischio di malattie cardiache e ictus. Dunque un caffè, quello buono, ha un profumo invitante che risveglia i sensi, contiene antiossidanti e altri composti che possono avere effetti antinfiammatori e migliorare la funzione dei vasi sanguigni.

 

La caffeina è una sostanza alcaloide stimolante, che si trova in vari alimenti quali il caffè, le foglie della pianta del tè, nel cacao, guaranà, bacche di mate. Tuttavia, e qui si ripresenta il dilemma, un consumo eccessivo di caffè, soprattutto nei soggetti particolarmente sensibili ai suoi effetti, può causare effetti cardiovascolari indesiderati? Quali? Un’elevata assunzione di caffeina, rispondono i clinici, può portare a un aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, con palpitazioni e rischio di sviluppare aritmie. In teoria potrebbe anche aumentare i livelli di colesterolo in alcune persone predisposte, sebbene le prove, in quest’ultimo caso, siano contrastanti.

 

È importante notare che le risposte individuali al caffè possono variare, e quello che funziona per una persona potrebbe andare diversamente per un’altra. Quindi è sempre una buona idea prestare attenzione al nostro equilibrio individuale, e consultare un medico quando ci sono dei dubbi. Su questi temi fortemente dibattuti, e di interesse generale, si è espresso di recente J. Michael Gaziano, ricercatore e professore dell’Harvard Medical School.

 

Per molte persone, una tazzina di caffè al mattino aiuta a mettersi in moto e dare il via alla giornata. Tuttavia, quale dose giornaliera di caffeina possiamo consumare, e quali sono le torrefazioni migliori? Uno studio recente, pubblicato sul New England Journal of Medicine, noto come Coffee and Real-time Atrial and Ventricular Ectopy (Crave), mirava a rispondere esattamente a questa domanda.

 

I partecipanti al test, un centinaio di volontari, indossavano sensori che monitoravano vari parametri relativi alla fisiopatologia del cuore, come esercizio fisico, sonno, pressione arteriosa e frequenza cardiaca, per un periodo di due settimane.

 

Per simulare scenari di vita reale, ai partecipanti è stato chiesto di consumare la quantità di caffeina che desideravano, secondo le propensioni individuali. I risultati dello studio hanno svelato che, nei giorni in cui i partecipanti consumavano caffè, percorrevano in media mille passi al giorno in più rispetto ai giorni di astinenza, in generale l’attività fisica viene incoraggiata.

 

Di pari passo cala la durata del sonno di circa 36 minuti a notte rispetto ai giorni senza caffè (vale la pena notare che la durata del sonno svolge un ruolo cruciale nell’equilibrio dell’organismo). Nessun effetto apparente è stato provocato dal consumo di caffè sui livelli di zucchero nel sangue. Data la prevalenza del diabete e della sindrome metabolica, questa scoperta esclude potenziali impatti negativi sul controllo della glicemia. Un aspetto della salute del cuore che i ricercatori hanno appurato è stato il verificarsi di palpitazioni caratterizzate da battiti cardiaci irregolari, forti o veloci, per dosaggi eccessivi prolungati nel tempo.

 

Sebbene lo studio Crave fornisca informazioni preziose sugli effetti a breve del caffè, sui comportamenti e sui fattori di rischio legati al cuore, vale la pena notare che questo studio ha esaminato solo una popolazione specifica di individui sani sotto i 40 anni per due settimane. Pertanto è improponibile generalizzare i risultati e dare un verdetto definitivo buono per tutti. Considerando le prove nel loro insieme, possiamo dire, dipende dai casi. Saranno necessarie indagini su una popolazione più ampia e diversificata per approfondire ulteriormente questi aspetti della ricerca.