Giornata mondiale degli abbracci, appuntamento antistress

Stringersi a qualcuno sprigiona ossitocina, l’ormone dell’amore e delle coccole

20 gennaio 2024
Shot of a young nurse caring for a senior woman.

Giornata mondiale degli abbracci, il 21 gennaio un appuntamento antistress. C’è l’abbraccio materno, il primo che sperimentiamo nella nostra vita e che ci fa sentire sicuri e protetti. Ma c’è anche quello romantico, un contatto stretto e intimo, pelle a pelle, che può essere pure più intenso di un bacio.

“Tra le tue braccia non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare…”, scriveva la poetessa Alda Merini. C’è poi quello consolatorio, in cui si mette un braccio intorno alle spalle dell’altro, rimanendo al suo fianco: un modo per trasmettere affetto, calore, vicinanza. Qualunque sia il tipo di abbraccio che si riceve o che ci si scambia con qualcuno, una cosa è certa: fa un gran bene, infonde calma e tranquillità e aiuta a gestire meglio le tensioni in tutti gli ambiti, da quello privato a quello professionale, fino allo sport e all’agonismo.

Ossitocina

Come ha spiegato di recente Howard E. LeWine, Harvard Medicali School Publishing Group, sfiorarsi e toccarsi, anche attraverso l’abbraccio, sono gesti che stimolano la produzione di ossitocina, uno dei quattro ormoni del benessere, come li definiscono gli esperti, insieme a dopamina, serotonina ed endorfine. “È stato dimostrato che l’ossitocina riduce i livelli di stress e ansia”, ha scritto LeWine. “Diverse ricerche (per esempio quella di Inga D. Neumann pubblicata su Cell Metabolism, ndr) suggeriscono che l’ossitocina può avere un impatto positivo sui comportamenti sociali correlati trasmettendo una sensazione di rilassamento, infondendo fiducia e favorendo la stabilità psicologica”.

Effetto calmante

Parallelamente, abbracciare le persone a cui vogliamo bene a noi e agli altri ci permette di abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Meglio di una tazza bollente di camomilla o di una sessione di allenamento fisico, insomma. Non solo: ci rende più empatici e rafforza i legami. “Il contatto fisico è rassicurante, perché è la modalità più arcaica per farci sentire al sicuro. Inoltre il senso di sicurezza e di appagamento che provoca, innesca modificazioni biochimiche positive come l’aumento della produzione di ossitocina, l’ormone dell’attaccamento che ha un effetto tranquillizzante”, spiegano illustri esperti di neurofisiologia.

Giornata Mondiale

Dunque, il 21 gennaio ricorre la Giornata Mondiale degli Abbracci. Ad aver avuto l’idea di istituire una simile ricorrenza è stato a metà degli anni Ottanta il reverendo americano Kevin Zaborny. Il religioso, infatti, aveva notato che subito dopo i bagordi natalizi, con l’inizio del nuovo anno e di un mese come quello di gennaio, tendenzialmente ancora buio e freddo, il morale della sua comunità era abbastanza basso. Ci voleva, insomma, un booster naturale per rifare il pieno di energie e buonumore. Per la prima volta le persone hanno festeggiato il National Hug Day a Clio, nel Michigan, nel 1986. Da allora l’evento è stato replicato in tutto il mondo.