Con il sostegno di:

Fichi, una delizia dimenticata da riscoprire

Freschi o secchi, sono una grande fonte di energia e rappresentano una merenda ideale per i bambini

18/06/2023 - di Ciro Vestita

Garibaldi fu grande eroe di guerra, ma anche un uomo di affari. Nel 1843 in Uruguay seppe di un carico di camicie rosse destinato ai macellai della capitale; il colore rosso serviva a non far apparire le macchie di sangue degli animali uccisi. L’eroe dei Due Mondi acquistò a prezzi stracciati il carico intero per vestire i suoi cinquecento soldati italiani, radunati a Montevideo per difendere la capitale uruguaiana contro le forze dell’ex presidente Manuel Oribe. Era anche un buon intenditore di cucina: nel 1850 a New York insieme ad Antonio Meucci creò una fabbrica di candele e poi un ristorantino; loro sponsor per gli ottimi sughi che preparavano fu addirittura l’industria conserviera Star. Meglio invece avrebbe fatto il nostro eroe nazionale ad accompagnare Meucci ad un ufficio brevetti, per depositare l’invenzione del telefono che invece fu assegnata allo sveglissimo Bell.

 

Garibaldi non ebbe invece una vita facile in Italia: invidia, rancori ma soprattutto gelosie offuscarono il grande merito di avere riunito l’Italia sotto una sola bandiera. Paradossalmente fu invece l’Inghilterra a tributargli enormi lodi: al suo arrivo a Londra ad acclamarlo c’erano circa due milioni di persone. Grande stima dalla regina Vittoria, grande affetto dal popolo comune, come alcuni pasticceri londinesi che crearono per lui il biscotto Garibaldi, oggi ancora in commercio. Il buon Giuseppe ricambiò con una offerta al monumento appena scolpito dell’eroe scozzese William Wallace cui, a dire dei suoi ammiratori, assomigliava molto per eroismo e coraggio (da questo eroe scozzese Mel Gibson trasse il suo film Braveheart). E furono proprio gli inglesi a finanziare la spedizione dei mille, per un semplice motivo: la Sicilia produceva con le sue miniere l’80 per cento dello zolfo a livello mondiale, minerale strategico per la produzione della polvere da sparo, essenziale per le tante guerre che gli inglesi in quel periodo avevano, visto che volevano colonizzare il mondo. Un altro grande garibaldino fu lo scrittore Alexander Dumas, che con un battello carico di armi seguì fino a Marsala il nostro eroe. Dumas era figlio di un marchese e di una schiava nera di Haiti: per difendere l’immagine dei suoi genitori Alexandre assunse il nome di Dumas che voleva dire della masseria, suo luogo di infanzia insieme alla sua mamma. In Italia invece riconoscimenti zero per Garibaldi; con l’incontro a Teano con Vittorio Emanuele finì l’amore di Giuseppe per l’italia. Si ritirò quindi a Caprera allevando capre, pecore ma anche asinelli; il più piccolo lo chiamò Pio IX (come il Papa, suo acerrimo nemico).

 

Ma i suoi animali non divennero mai un pasto: era infatti un animalista antelitteram. Comprò invece delle ficare abbandonate riportando nei mercati fichi secchi, pasto essenziale ed economico per la povera gente del sud. Questi frutti essiccati erano infatti una immensa fonte di energia a basso costo e potevano egregiamente rappresentare un pasto a costo quasi zero. E non era una novità: nella Grecia di Socrate, ad esempio, erano talmente apprezzati da essere vittima di furti continui nei terreni di produzione (ficare). Per prevenire questi problemi fu creata la figura del Sicofante (dal greco Sicon fico, phantei: spiare), poliziotto privato antelitteram.

 

Purtroppo i fichi non li mangia più nessuno: peccato, perché sono una splendida merenda per i bambini. Personalmente li consiglio a iosa, soprattutto quelli “maritati”, quelli cioè infarciti con mandorle e noci.