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Fattori di rischio nella donna, quali evitare e come liberarsene

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L’adozione di comportamenti salutari potrebbe prevenire circa il 30-40% dei nuovi casi di tumore. Un fattore di rischio tra i più insidiosi è il fumo di sigaretta, a cui sono riconducibili almeno 17 diversi tipi di neoplasia oltre al carcinoma polmonare che, nove volte su dieci, è provocato proprio da questa cattiva abitudine, evitabile mediante varie modalità: dai gruppi di mutuo aiuto alle strategie di riduzione del danno mediante il passaggio intermedio alla sigaretta che non brucia. Da tenere a mente anche il fattore di rischio obesità che determina maggiori probabilità di sviluppare un cancro nella donna.

 

Sovrappeso

Un’analisi dell’ American Cancer Society mostra che nel 2012 i chili di troppo sono stati responsabili del 3,9% circa di tutti i tumori nel mondo, con punte del 7 e 8% nei Paesi occidentali. La dieta, oltre ad aiutare contro l’eccesso di peso, ha un ruolo fondamentale nella prevenzione dei tumori. Tre neoplasie su dieci sono infatti causate da un’alimentazione monotona e poco equilibrata.

 

Depressione

Infine, va evitata la sedentarietà, che in certi casi è una pessima abitudine legata alla perdita di interessi, altre volte una vera e propria conseguenza della depressione. Un’attività fisica regolare può diminuire il rischio di sviluppare un tumore del 7% circa rispetto a chi non si muove. L’esercizio inoltre riduce fino al 30% il rischio di recidive e migliora la qualità di vita delle pazienti, sempre rispetto a chi non fa attività fisica. Le linee guida dell’American Cancer Society suggeriscono di praticare 300 minuti circa di attività moderata alla settimana oppure 150 minuti di attività intensa.

 

Ovaio

Il tumore dell’ovaio rappresenta il 3% circa di tutti i tumori maligni nella popolazione femminile ed è il decimo per frequenza. In circa l’80% per cento dei casi la malattia è scoperta quando è già in fase avanzata, perché il tumore dell’ovaio non dà sintomi specifici e la diagnosi spesso difficile e tardiva. Fondamentali, al fine della diagnosi tempestiva, sottoporsi regolarmente alle visite dal ginecologo anche dopo la menopausa. I risultati di un recente studio sostenuto da Fondazione AIRC, pubblicati sulla rivista Cancer Research, mostrano che alcuni tumori ovarici presentano elevati livelli di due proteine che regolano l’attività dei mitocondri, la centrale energetica delle cellule. Tale peculiarità sembra renderli sensibili a una nuova classe di farmaci attiva su specifici recettori. I dati, ottenuti dal gruppo di ricerca coordinato da Raffaella Giavazzi presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, aprono la strada a terapie personalizzate nel campo dei tumori femminili.

 

Bersaglio

Un nuovo bersaglio che colpisce le cellule staminali tumorali del tumore ovarico è scaturito dallo studio condotto da Ugo Cavallaro, direttore dell’Unità di ricerca in ginecologia oncologica dello Ieo. Mediante un’azione mirata sulla proteina L1CAM è possibile colpire il tumore dell’ovaio nelle cellule staminali tumorali responsabili dell’insorgenza di metastasi e di recidive, nonché incidere sul fenomeno della chemioresistenza. I risultati dell’indagine  sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Experimental & Clinical Cancer Research.

 

I numeri

I tumori trattabili più frequenti nel genere femminile sono il cancro della mammella (55.000), il tumore del colon-retto (20.200), il tumore del polmone (13.300), il cancro tiroideo (9.800), altri organi colpiti sono utero (8.300), pancreas (7.400), a seguire il melanoma cutaneo (6.700), il linfoma non-Hodgkin (6.100), il tumore dello stomaco (6.100) e il carcinoma ovarico (5.100). In Italia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è arrivata al 65%, quasi 2 milioni di donne hanno superato un cancro grazie ai progressi della ricerca e all’assistenza sanitaria in oncologia, oggi sostenuta da una organizzazione che prevede efficienti reti oncologiche e molecular tumor board (centri multidisciplinari). Temi di attualità, anche in vista dell’appuntamento, nel fine settimana nelle piazze italiane, che vede la presenza di 20mila volontari impegnati a distribuire l’Azalea della Ricerca.

 

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