Crioconservazione, così lei si mantiene giovane dopo gli anta
Ginecologi di Yale scoprono come prolungare fertilità e sessualità femminile col reimpianto di tessuto ovarico
Per molte donne climaterio e menopausa sono ancora un argomento tabù. E spaventa, sia per il crollo dei livelli di estrogeni che comporta e per il blocco dell’ovulazione – con conseguente impossibilità di restare incinte in modo naturale – sia per i possibili sintomi a essa correlati, dalle vampate agli sbalzi di peso e di umore fino a una crescita più lenta dei capelli e talvolta a un loro diradamento. In realtà la fertilità tende a diminuire già intorno ai 35 anni. Le prime avvisaglie della menopausa possono spuntare più tardi. La loro comparsa potrebbe essere ritardata. È quello che hanno dimostrato alcuni ginecologi di Yale, guidati da Kutluk Oktay, che hanno elaborato un modello matematico per congelare gli ovuli. Si tratta di un metodo eseguito già ora nelle donne che devono sottoporsi a una terapia antitumorale in età fertile e vogliono poter avere figli al termine del percorso, una volta che i medici avranno stabilito che ci sono le condizioni necessarie per affrontare una gravidanza.
Chirurgia laparoscopica
La procedura in questione prevede che, per via laparoscopica, dunque poco invasiva, siano tolti degli strati della porzione esterna delle ovaie, in cui sono contenuti migliaia di ovuli non ancora maturi. Questi ultimi, dunque, vengono congelati per essere usati eventualmente in un momento successivo. Se si prosegue su questa strada, dopo lo scongelamento del tessuto ovarico il chirurgo lo reimpianta sempre attraverso laparoscopia. Entro al massimo una decina di giorni (ma potrebbero bastarne tre) il tessuto riprende le connessioni e, in 180 giorni, torna a funzionare normalmente.
Azoto liquido
Nello studio americano sono stati analizzati i dati di:
- centinaia di procedure di crioconservazione
- trapianto ovarico
- approfondimenti sui follicoli nel tessuto ovarico.
Sulla base degli esiti, i ricercatori di Yale hanno messo a punto un modello matematico – con tanto di strumento interattivo disponibile sul web – che può dare una stima della quantità di tempo che ci vuole affinché l’intervento sia in grado di ritardare la menopausa in soggetti femminili sani. Il modello si basa su diversi parametri tra cui l’età, prendendo in considerazione donne tra i 21 e i 40 anni. Il sistema, inoltre, offre delle informazioni sulla quantità di tessuto ovarico da asportare, con un focus sul processo di guarigione delle cellule che lo compongono.
Riscoprire le gioie del sesso
Hanno spiegato gli scienziati: “Il ritardo nella menopausa per una donna con riserva ovarica mediana che crioconserva il 25% della corteccia ovarica all’età di 25 anni e per la quale il 40% dei follicoli sopravvive dopo il trapianto sarebbe di circa 11,8 anni, ma questo si estende a 15,5 anni se la sopravvivenza è dell’80%”. Gli studiosi di Yale hanno scoperto un altro aspetto innovativo per portare avanti di anni l’epoca del climaterio: “Distribuire la stessa quantità di tessuto a trapianti ripetitivi estende significativamente i benefici. Ad esempio, per la stessa donna di 25 anni con una riserva ovarica mediana, una rimozione della corteccia del 25% e una sopravvivenza del follicolo del 40%, frazionare i trapianti in 3 o 6 procedure comporterebbe un corrispondente ritardo nella menopausa di 23 o 31 anni. Le stesse condizioni ritarderebbero la menopausa fino a 47 anni se la sopravvivenza dei follicoli post-trapianto fosse migliorata all’80% con gli approcci moderni”.