Tatuaggi, le regole dei colori in tutta sicurezza
La dottoressa Fabbrocini: mai sottovalutare le reazioni della pelle, anche dopo anni: meglio consultare il dermatologo

Addio ai colori sgargianti. Da ora in poi anche i tatuaggi avranno un “semaforo“ da rispettare. E per l’appunto sono proprio le tinte gialle, arancioni e rosse a doversi fermare. Ma cosa è successo?

Gabriella Fabbrocini, Sidemast
Tutta colpa, o merito, della direttiva europea che ha messo al bando quelle cromie con sostanze che risultano dannose all’organismo.
I dettagli di questa nuova norma li spiega la dottoressa Gabriella Fabbrocini, consigliere SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente trasmesse.
Dottoressa Fabbrocini, è d’accordo con la limitazione che arriva della direttiva Ue, già in vigore dallo scorso 4 gennaio? «Sì, lo sono, perché la direttiva vieta i tatuaggi realizzati con i colori gialli, arancione e rosso, a causa della presenza di isopropanolo. In questo modo si tutela la sicurezza e la salute dei nostri pazienti. Non dobbiamo dimenticare infatti che nei pigmenti che iniettiamo nella pelle possono esserci sostanze potenzialmente nocive se non controllate. Tra queste proprio l’isopropanolo».
Qual è il pericolo di questa sostanza? «L’isopropanolo non serve per colorare il tatuaggio, ma è un solvente necessario a sciogliere il colore e a renderlo sterile».
E quindi, niente più tatuaggi col sole giallo o con fiori rossi? «No, non è detto che la direttiva Ue debba limitare la fantasia e la creatività dei tautatori. Perché, ad esempio, il giallo, l’arancione e il rossi possono sostituire con facilità con colori naturali. Un po’ più complesso è invece sostituire il verde 7 e il blu 15. Ma comunque, non è che da ora in poi si sarà una tavolozza fatta solo di bianchi e neri. È vero però che si devono eliminare all’origine le sostanze che rappresentano un rischio alla nostra salute».
Quali sono questi potenziali rischi? «Nel caso dell’isopropanolo, se utilizzato in concentrazioni errate o con procedure non corrette, può portare a numerosi effetti collaterali, fra cui irritazioni agli occhi e alla pelle. Ma anche a danni al sistema nervoso, senza contare che nel tempo può avere una potenziale attività cancerogena».
Ma chi ha già dei tatuaggi con disegni colorati che deve fare? Si deve preoccupare? «Di solito i problemi emergono in tempi rapidi. Quindi, chi ha un tatuaggio da molto tempo non dovrebbe preoccuparsi più di tanto. Se non ci sono stati effetti collaterali vuol dire che l’organismo è riuscito a metabolizzare le sostanze estranee utilizzate. Chi invece si è tatuato da poco è meglio che faccia attenzione a cosa dice la propria pelle, in modo da contattare subito un dermatologo qualora ci fosse qualcosa di anomalo. Ma non si devono mai sottovalutare eventuali reazioni: ci sono granulomi da corpo estraneo che insorgono anche dopo sette anni dalla realizzazione del tatuaggio».
La nuova direttiva prevede anche una specie di certificato di provenienza dei colori. Cosa ne pensa? «Penso che sia importante e che anche questo va nella direzione di tutela delle persone. La direttiva Ue impone una sorta di “etichetta” che indichi non solo la provenienza ma anche la composizione dei colori. Ed è una giusta precauzione. Del resto anche noi dermatologi quando effettuiamo trattamenti iniettivi siamo obbligati a lasciare traccia del prodotto, consegnando al paziente i talloncini con la descrizione del prodotto, la composizione e la scadenza».