Medicina

Alzheimer, la scommessa: come fermare il declino cognitivo

di
Alessandro Malpelo
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Siamo pronti a fermare il deterioramento mentale causato dalla malattia di Alzheimer? Una volta che sarà messa a punto una terapia efficace, e approvata la rimborsabilità, gli ambulatori saranno in grado di fare diagnosi precoce e avviare i trattamenti? L’incertezza al momento regna sovrana in quanto oggi come oggi arrivano all’osservazione del medico i casi gravi, quando il calo di memoria e le altre facoltà intellettuali sono ormai compromesse irreversibilmente. La nostra società, così sensibile agli screening (per malattie rare neonatali, prevenzione del tumore mammario e del carcinoma prostatico, test colesterolo, diabete e via dicendo) sembra impreparata a intercettare e monitorare nel tempo, attraverso test neuropsicologici, i soggetti a rischio di sviluppare una malattia di Alzheimer, per prenderli all’esordio.

 

Declino cognitivo

Parte con queste premesse il primo report del Barometro Alzheimer, un documento sul futuro della diagnosi e del trattamento del paziente colpito da declino delle facoltà cognitive, al fine di valutare la strategia da perseguire nella lotta alle demenze. L’obiettivo è fornire una fotografia della malattia di Alzheimer nel nostro Paese e gettare una luce sul percorso diagnostico-terapeutico presente e futuro, in previsione di un possibile cambio di paradigma nel trattamento di questa patologia, con particolare riferimento alle sue fasi iniziali.

 

Test neuropsicologici

Tra i tanti temi sollevati dal documento, ci concentriamo qui sulla difficoltà a fare diagnosi precoce. Per quanto riguarda la presa in carico efficace e in tempi congrui, il rapporto Deloitte Biogen ha rilevato che il 70% dei centri specializzati lamentano già oggi una mancanza di tempo per l’esecuzione dei test neuropsicologici. Un altro ambito riguarda la necessità di intervenire nelle risorse tecnologiche e strutturali dei Centri, anche alla luce di un possibile incremento dei pazienti in attesa di diagnosi precoce con l’introduzione di nuove possibili terapie farmacologiche. In particolare, secondo le stime, sarebbe auspicabile un aumento del 12% delle macchine di risonanza magnetica nucleare (RMN), del 23% delle macchine per la tomografia a positroni (PET) e del 57% delle analisi del liquido cefalo-rachidiano.

 

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La dotazione infrastrutturale sarà cruciale nel futuro, anche alla luce dei recenti investimenti varati con il PNRR. Barometro Alzheimer ravvisa per questo l’urgenza di incrementare il personale sanitario coinvolto e la necessità di fornire adeguata formazione sulle competenze neuroradiologiche e sulla standardizzazione di esami come la risonanza magnetica per migliorare in futuro l’accuratezza diagnostica.

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