Benessere

Alcol, quanti bicchieri possiamo bere? La parola agli esperti

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Le quantità di alcol che considerate accettabili senza causare danni, in chi ha un fegato sano, sono tre (3) unità di alcol negli uomini e 2 unità di alcol nelle donne durante la giornata. La soglia di tolleranza dipende molto dall’età, e dal metabolismo individuale. “Una unità di alcol – spiega Manuela Merli, ordinario di gastroenterologia all’Università di Roma, La Sapienza – corrisponde a un bicchiere di vino o una lattina di birra. Inoltre, prima dei 18 anni non si dovrebbe astenersi dal bere, mantenersi sobri e astemi, perché gli enzimi del fegato che devono metabolizzare l’alcol sono ancora immaturi, impreparati. Questi stessi enzimi, dopo i 65 anni, riducono la loro attività, ne consegue che anche la popolazione anziana dovrebbe moderare il consumo.

 

Binge drinking

L’alcol è sempre più diffuso nelle fasce giovanili, talvolta attraverso il fenomeno del binge drinking (grandi quantità in breve tempo) per cui non si consuma abitualmente, ma in occasioni particolari si assumono più di 5 unità in poche ore, miscugli di liquori, superalcolici, bollicine, spiriti e via dicendo, determinando un effetto lesivo importante non solo sul fegato, ma sulla sfera neuropsichica, col rischio soprattutto sui più giovani di superare la classica sbornia per arrivare al coma etilico.

 

Alcolisti in erba

Preoccupa molto l’aumento del consumo tra le minorenni: tra 16 e 17 anni la frequenza delle consumatrici a rischio (40,5%) raggiunge quella dei coetanei maschi (43,8%); tra 11 e 15 anni 10 minori su 100 sono a rischio. “Durante la pandemia – sottolinea il Alessio Aghemo, segretario generale AISF, Associazione italiana per lo studio del fegato – c’è stato un aumento nel consumo di alcolici misurato dalle vendite, che ha portato a un aumento dei ricoveri per epatite alcolica negli USA e a un incremento dei casi di trapianto di fegato per malattie alcol correlate in Nord Europa. L’incremento delle complicanze probabilmente si verificherà nei prossimi 5-10 anni, poiché queste non sempre sono acute, e talora richiedono molto tempo per emergere”.

 

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Effetto pandemia

Nel periodo pandemico, secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il 57% degli adulti di età 18-64 anni ha dichiarato di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista. Complessivamente il 17% degli intervistati ha fatto un consumo di alcol a maggior rischio per la salute, per quantità e modalità di assunzione: il 3% ne ha fatto un consumo abituale elevato, superando le soglie di consumo medio giornaliero indicate dalle linee guida internazionali, l’8% risulta un binge drinker e un altro 9% ha consumato prevalentemente alcol fuori pasto.

 

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