Roma, 21 gennaio 2024 – È bufera sulla nomina di Luca De Fusco al timone del Teatro di Roma. Un presidio di protesta si è tenuto nel pomeriggio di fronte al teatro Argentina.
Da Garrone a Germano, tanti attori dicono no. L’evento ‘creato su Facebook’ dallo dallo scrittore ed ex assessore alla Cultura del III Municipi, Christian Raimo. ‘Il Teatro di Roma è di tutti/e’, recita lo slogan della manifestazione destinata a creare scompiglio nei piani alti della Capitale.
All’evento era presente anche l'assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor. “Ieri dalla mail istituzionale del teatro di Roma mi sono arrivate due mail quasi contemporaneamente – scrive oggi Christian Raimo sul suo profilo Facebook – quella del presidente Francesco Siciliano che diceva che c'era stato un colpo di mano in Cda e che il consiglio non era valido. E quella dello stesso Cda che proclamava Luca De Fusco come nuovo direttore”.
La lettera di denuncia
Da Fabrizio Arcuri a Matteo Garrone, da Lino Guanciale a Elio Germano, da Maddalena Parise a Vinicio Marchioni: sono oltre venti gli "artisti e artiste della città di Roma e del Paese” firmatari di una lettera di protesta contro la nomina di Luca De Fusco. “La questione cruciale – scrivono – è che è stata presa una decisione di questa importanza senza che fosse presente la rappresentanza della città di Roma nelle figure del presidente e della consigliera Di Iorio, rappresentanti del Comune di Roma, socio di maggioranza del cda nonché proprietario del Teatro Argentina, il Teatro Argentina, il Teatro India, il Teatro Torlonia. E del Teatro Valle che a quanto ci consta nei prossimi mesi avrebbe dovuto essere attribuito al Teatro di Roma”.
I firmatari della lettera aperta ricordano che la nomina di De Fusco è stata prima annunciata al Messaggero, un modo di procedere che è "un grave colpo al rapporto di lealtà e al rispetto istituzionale che legano il teatro della capitale alla città”,
Dopo due anni di commissariamento, sottolineano ancora, “la nomina del direttore generale era fortemente attesa ed è decisiva per il rilancio del Teatro della nostra città. Come artiste e artisti auspicheremmo una nomina ampiamente condivisa di figura competente che possa guardare al bene del Teatro e allo sviluppo culturale della città di Roma in tutte le sue componenti”.
La polemica: cosa succede a Roma
“Quello che è avvenuto è un atto di squadrismo istituzionale. Un nugolo di postfascisti ha deciso di occupare il teatro di Roma – incalza lo scrittore Raimo – andando contro qualunque regola amministrativa. Non è solo una questione di visione della città, ma di democrazia”.
Siciliano: “Grave ipotesi di contratto da 150mila euro l’anno”
Definisce “grave” l'ipotesi di un “contratto di cinque anni con 150 mila euro di compenso, oltre ai compensi per le regie” per il nuovo direttore generale del Teatro di Roma. A parlare è Francesco Siciliano, presidente del Teatro di Roma, dopo le polemiche scaturite dalla nomina del nuovo Dg.
“Mi è stato riferito - sottolinea il presidente - che il Consiglio di Amministrazione, con un atto oggettivamente senza precedenti, avrebbe deciso di assegnare il potere di sottoscrivere il contratto con Luca De Fusco, quale nuovo Direttore Generale del Teatro, ad un componente del Consiglio di Amministrazione diverso dal sottoscritto. E ciò, benché le mie prerogative statutarie come Presidente della Fondazione impongano al Consiglio di Amministrazione di rispettare la mia funzione, non sostituibile, di legale rappresentante della Fondazione stessa e, più in generale, di soggetto deputato alla esecuzione delle decisioni del Consiglio di Amministrazione".
Gualtieri: “Grande atto di arroganza”
“Sono sconcertato. È un grande atto di arroganza. Una prepotenza politica che conferma il loro deficit istituzionale. Per governare una Fondazione come quella di Roma, che gestisce tre teatri l'Argentina, l'India, villa Torlonia, e a cui si aggiungerà il Valle – serve un manager teatrale e non un regista come De Fusco”. Sono le parole del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in una intervista a ‘La Repubblica’ sulla nomina del nuovo direttore generale del Teatro Argentina di Roma.
“Avevo concordato con il ministro Sangiuliano un percorso condiviso, nel metodo e nel merito – sottolinea Gualtieri nell’intervista – invece un deputato ha fatto riunire i consiglieri della destra in una saletta in assenza del presidente e del delegato del Comune di Roma".
Il sindaco: “È stato un blitz, ci batteremo”
“Sono stupito – prosegue Gualtieri – che Regione Lazio e Ministero abbiamo deciso di avallare la grave scorrettezza istituzionale insita nel blitz. È un atto improprio anche da un punto di vista formale e mi sembra evidente che questo blitz non andrà da nessuna parte perché totalmente illegittimo. È veramente uno spettacolo penoso. Ci batteremo in ogni sede per ripristinare la legalità e il corretto funzionamento delle istituzioni. E questa prepotenza non passerà, perché siamo ancora uno Stato di diritto", conclude Gualtieri.
Schlein: “Cultura delle poltrone”
"La destra al Governo, nazionale e regionale che sia, ha sempre e solo la stessa ossessione: occupare poltrone, promuovere gli amici, controllare attraverso i propri uomini le articolazioni del Paese. Quando questo si fa in sfregio alla cultura, significa che abbiamo superato il livello di allarme. Quanto è successo al Teatro di Roma inquieta e preoccupa anche per le circostanze di questo vero e proprio blitz”, ha scritto in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Il ministro Sangiuliano: “Scelta meritoria”
"De Fusco non è un uomo della destra”, per la sua nomina a direttore generale del Teatro di Roma “è stata fatta una scelta meritoria”. Lo dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ospite di Zona Bianca su Rete4. “De Fusco – sottolinea il ministro rispondendo a una domanda di Giuseppe Brindisi sulle polemiche di queste ore – ha una grande esperienza. E quando era giovane ha avuto una militanza politica con il partito socialista. Non è di destra, è un esperto», ribadisce Sangiuliano, convinto che sia necessario «consentire a chi non fa parte dei circoletti prelaventemente romani di potersi esprimere in ambito culturale”.