Domenica 28 Aprile 2024

Governo, maggioranza litigiosa. Un italiano su due: "Crisi a primavera"

Resta alto il consenso dell'esecutivo (56%) ma le liti continue tra M5S e Lega si fanno sentire. Soltanto il 32 per cento confida che l'alleanza reggerà fino al termine della legislatura

Luigi Di Maio e sullo sfondo Matteo Salvini (Ansa)

Luigi Di Maio e sullo sfondo Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 25 novembre 2018 - Il pronostico sulla tenuta del governo lascia spazio a due interpretazioni opposte tra loro. Da una parte, l’alto tasso di consenso di cui godono i due partiti del contratto – seppure in calo, nell’ultima settimana secondo i rilevamenti di Noto Sondaggi si attesta al 56% – farebbe ritenere l’alleanza gialloverde salda e duratura; dall’altra emergono di continuo nuovi attriti che, invece, potrebbero essere indicatori di una fine anticipata. Tra questi bisogna pensare che i rapporti di forza tra Di Maio e Salvini si sono invertiti rispetto alle elezioni politiche. Se, lo scorso 4 marzo, il M5S conquistò 15 punti in più rispetto alla Lega, dal 2 giugno, cioè dopo il giuramento del premier e della squadra dei ministri al Quirinale, secondo tutti gli istituti demoscopici c’è stato il sorpasso, tanto che ad oggi il partito di Salvini è stimato nell’ultima rilevazione di Noto Sondaggi 8 punti avanti ai pentastellati.

Già questa inversione di tendenza potrebbe diventare nei prossimi mesi il casus belli che permetterebbe alla Lega di chiedere più spazio nella compagine, se non addirittura il premier. Comunque sia ‘i sondaggi sono sondaggi’ e, se questo avanzamento non verrà certificato nelle urne delle prossime elezioni europee, la questione non si porrà se non, appunto, dopo il 26 maggio alla chiusura delle consultazioni. Oltre a questa problematica tecnica, con la manovra sono emersi evidenti frizioni politiche tra i due leader. Prima la "manina leghista" che secondo Di Maio avrebbe cambiato senza nessun accordo una norma del decreto fiscale, poi l’emendamento bocciato al Senato sull’anticorruzione che, sempre secondo il M5S, avrebbe avuto una regia tra i leghisti, oltre alle divergenze sulla priorità di far partire subito il reddito di cittadinanza, il cui differimento di un anno indebolirebbe il conflitto con l’Europa; insomma una serie di questioni che potrebbero portare alla ‘caduta del ponte tibetano’.

Gli elettori sono molto attenti anche perché vivono una contraddizione. Nonostante l’alto livello di consenso, hanno la sensazione che i due partiti procedano parallelamente, come se guidassero governi diversi. Quindi non si è generata quella sorta di ‘contaminazione’ per cui le problematiche di una partito vengono fatte proprie da tutta la coalizione. Se questo si può anche ritenere un vantaggio, su tempi lunghi potrebbe essere inevitabile un ‘deragliamento’: pur proseguendo su binari paralleli non si evita lo scontro.

Questa metafora descrive il clima di opinione degli italiani. Solo il 32% degli elettori ritiene che il governo durerà fino a fine legislatura. Se dai numeri vogliamo trarre una interpretazione, visto che il consenso totale ai due partiti è al 56%, possiamo affermare che un po’ meno della metà dei propri elettori pensa che questa alleanza non potrà essere ‘forever’. A questi si aggiunge il 24% che ipotizza la crisi di governo già prima delle elezioni europee e un ulteriore 28% che invece pensa che il patto cadrà subito dopo. Insomma la maggioranza della popolazione, il 52%, suppone che entro i prossimi 8 mesi l’alleanza potrebbe sciogliersi. È da notare che tra coloro i quali pensano che il governo avrà vita breve prevalgono nettamente i leghisti sui pentastellati. Però gli italiani ormai sono diventati consapevoli che, per qualsiasi inquilino del Quirinale, la fine di una alleanza non vuol dire l’apertura delle urne, e quindi è probabile che si possa cercare un altro governo che abbia la maggioranza in parlamento. In questo caso circa la metà degli elettori, il 48%, chiede che si formi un governo con i 3 tradizionali leader del centrodestra, Salvini, Meloni e Berlusconi. Solo il 28% opterebbe per una alleanza tra Pd e M5S.