Crisi di governo ultimissime, M5s spaccati. Berlusconi: "Pronti al voto a breve"

Continua la resa dei conti nel Movimento dopo l'ultimatum di Conte al premier. D'Incà: "Serve tregua con Draghi". Assemblea rinviata a domani. Il leader di FI e Salvini: "Rotto il patto di fiducia, i 5 stelle inaffidabili". Meloni: "Uso spudorato delle istituzioni".

Il ministro Federico D'Inca, tra i governisti del M5s (Ansa)

Il ministro Federico D'Inca, tra i governisti del M5s (Ansa)

Roma, 17 luglio 2022 - Si fa ancora più tortuosa la strada del governo Draghi. A tre giorni dall'atteso discorso del premier in parlamento, le possibilità di un rinnovo della fiducia che scongiurerebbe la crisi appaiono ancora più ridotte. Ieri Giuseppe Conte ha gelato chi in maggioranza preme per un riavvicinamento tra il Movimento 5 Stelle e il presidente del Consiglio. "Draghi si assuma le sue responsabilità", ha detto Conte in diretta streaming, rilanciando di fatto la palla al premier. Conte ha assicurato che i Cinque Stelle sono contro il decreto aiuti e non contro il governo, ma è tornato a dettare le sue condizioni: "Draghi ci dia risposte chiare o sennò non lo appoggeremo". Intanto Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, leader di FI e Lega, in una nota chiariscono: "Rotto il patto di fifucia, pronti al voto a breve". E' slittata a domani l'Assemblea congiunta dei parlamentari del M5s con Conte.

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Resa dei conti nel Movimento 

Ma il Movimento è tutt'altro che coeso e nei palazzi della politica si vocifera di una nuova imminente diaspora di parlamentari grillini verso la nuova formazione di Luigi Di Maio. La resa dei conti continuerà domani per un altro slittamento nei lavori dell'Assemblea congiunta dei parlamentari del M5s con Giuseppe Conte. L'ala governista è guidata dal ministro per i Rapporti col parlamento Federico D'Incà, che ha chiesto una tregua con Draghi per dare continuità alle riforme e salvare i fondi del Pnrr. 

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Salvini: basta teatrini

Mentre da Palazzo Chigi tutto tace, le altre forze di maggioranza si rifiutano di stare alla finestra. Matteo Salvini oggi ha fatto il punto con i dirigenti della Lega. Nel Carroccio sono convinti che abbia ragione Draghi: "Il patto di fiducia alla base dell'azione del governo è venuto meno". E le ultime dichiarazioni di Conte ne sono una conferma. La strada sono le elezioni. "Non se ne può più del teatrino di Conte, Letta e Di Maio  - ha sbottato Salvini su Facebook - che mentre gli italiani hanno problemi veri passano il tempo a litigare, a minacciare, a ricattare, parlano di ius soli, droga, ddl Zan e non di tasse, lavoro, sicurezza e lotta all' immigrazione clandestina". Poi nel pomeriggio ha incontrato Berlusconi.

Berlusconi: pronti al voto a breve

"Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte - contraddistinte da ultimatum e minacce - confermano la rottura di quel 'patto di fiducia' richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni", si legge in una nota congiunta di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. I leader di FI e Lega si sono vistoi oggi a Villa Certosa. "Con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l'evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini", conclude la nota. I due leader confermano che sia "da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità". 

Pd: sì a Draghi bis anche senza 5s

Il Pd da parte sua continua a lavorare in sordina per una mediazione. Ma anche nel Partito di Letta c'è chi si sta convincendo che le jeux sont faits, e che "l'alleanza con il Movimento è finita". Colpa di "Conte e le sue pretese", dice il senatore Andrea Marcucci. Mercoledì Draghi potrà contare su una parte dei pentastellati, "che aggiunta ai numeri di Di Maio, sarà comunque significativa". Un Draghi bis senza pentastellati? "Gli interessi dell'Italia al primo posto, al Paese serve un governo che arrivi in fondo alla legislatura per completare il Pnrr". Sì dunque a una "maggioranza di buona volontà": tutto pur di salvare il premier.

Intanto si moltiplicano le pressioni perché Draghi faccia un passo indietro sulle dimissioni. Sono più di mille i sindaci che hanno firmato l'appello al presidente del Consiglio.  

Le ultime notizie

Ore 22 - "Mercoledì faremo solo quello che serve all'Italia e agli italiani. Lo abbiamo già dimostrato nel 2019. La Lega è compatta e granitica. Deciderà il Presidente Draghi", ha affermato questa sera il leader della Lega, Matteo Salvini, in un comizio a Osio Sopra (Bergamo).

Ore 19.25 - Ulteriore slittamento nei lavori dell'Assemblea congiunta dei parlamentari del M5s con Giuseppe Conte. La riunione è rinviata a domani pomeriggio.

Ore 17.30 - Berlusconi e Salvini: "Rotto il patto di fiducia. Pronti al voto a breve. Da escludere governo con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità". 

Ore 15.55 - ''L'Italia ha ancora bisogno di Mario Draghi''. Titola così, inequivocabile, il Financial Times. Aggiungendo che ''era inevitabile che la rara stabilità portata alla politica italiana da Mario Draghi non sarebbe durata''. 

Ore 15.15 - Il leader della Lega, Matteo Salvini, è a Villa Certosa per un vertice con il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi

Ore 14.50 - Salvini vedrà Berlusconi a Villa Certosa nel pomeriggio. 

Ore 14.05 - Ha superato quota 1.000 il numero dei sindaci firmatari della lettera aperta per chiedere a Mario Draghi di restare al governo. Lo fa sapere il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo, tra i coordinatori dell'iniziativa con il sindaco di Firenze Dario Nardella. 

Ore 14 - Sospesa l'assemblea m5s: riprenderà alle 18. 

Ore 13.50 - Il sindaco di Firenze Dario Nardella risponde a Giorgia Meloni: "L'attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte dell'onorevole deputata. Mi dispiace che Meloni non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra". 

Ore 13.44 - Video appello del sindaco di Venezia a Draghi, Luigi Brugnaro: "Presidente, mi rivolgo direttamente a lei... Non la dia vinta al partito del no". 

Ore 13 - E' salito a quota 400 il numero dei primi cittadini che hanno aderito alla lettera aperta per convincere Mario Draghi a restare al Governo lanciata dai sindaci di Firenze, Venezia, Milano, Genova, Bari, Bergamo, Pesaro, Asti, Torino, Ravenna, Roma. Matteo Ricci: "Contiamo di arrivare entro stasera a oltre 1000 adesioni".

Ore 12.50 - Nel suo intervento all'assemblea dei parlamentari del M5s, a quanto si apprende, il ministro Federico D'Incà ha chiesto una tregua tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, per non mettere in difficoltà l'esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati. 

Ore 12.28 - Il ministro D'Incà in assemblea M5s: "Un disastro andare a votare con questa legge elettorale". E ancora "serve dare continuità o il Pnrr è a rischio".  

Ore 12 - Matteo Salvini farà il punto con i dirigenti della Lega anche oggi pomeriggio. La Lega, spiegano fonti del partito, è sempre più sconcertata dalle polemiche tra Pd e 5 Stelle, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte (con l'ultimatum al premier Draghi) e del dem Andrea Marcucci secondo il quale "l'alleanza con M5S è finita". Vista la situazione, secondo il partito di Salvini è ancora più comprensibile quanto dichiarato giovedì dal Presidente del Consiglio secondo il quale "è venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo".

11.30 - Giorgia Meloni sulla lettera dei sindaci pro-Draghi: "Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l'appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall'Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all'immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo".

Ore 11 - Un Draghi bis senza M5S? "Gli interessi dell'Italia al primo posto". Il senatore Pd, Andrea Marcucci, risponde così all'Adnkronos. Quanto alla alleanza con i pentastellati, per Marcucci è ormai fuori dall'orizzonte. "Sono Conte e le sue pretese a confermare che l'alleanza è finita".