Crisi governo Draghi: cosa succederà mercoledì in Parlamento

Il 20 luglio la giornata clou: il premier parlerà alle Camere secondo l'indicazione di Mattarella. Nuovo voto di fiducia o dimissioni definitive

Il premier Mario Draghi

Il premier Mario Draghi

Roma, 16 luglio 2022 -  Il giorno della verità è mercoledì. Mercoledì si saprà come evolverà questa crisi di governo. Se ci sarà un Draghi bis, e se lo scranno di Palazzo Chigi resterà vacante, aprendo la strada a due scenari: esecutivo 'traghettatore' o elezioni anticipate. Il 20 luglio Mario Draghi parlerà alle Camere, così come indicato da Sergio Mattarella che giovedì scorso ha respinto le dimissioni del premier invitandolo a parlamentarizzare la crisi. Il passaggio istituzionale non è una formalità: il presidente del Consiglio ha qualche giorno per decidere se nel frattempo si sono ristabilite le condizioni politiche per andare avanti, o se l'esperienza del governo di unità nazionale è definitivamente conclusa. 

Come si svolgerà la giornata? Il premier prenderà la parola prima al Senato, dove è nato il governo, e poi solo se lo reputerà necessario alla Camera (è più probabile che a Montecitorio consegni un testo scritto, che riproponga le intenzione appena espresse a Palazzo Madama). A che ora? I tempi li decideranno le conferenze dei capigruppo tra lunedì e martedì. 

Cosa succederà? Dipenderà tutto da cosa dirà Draghi. Il suo discorso potrà prevedere un dibattito e un voto di fiducia (accadrà nel caso in cui il premier ritenga possibile continuare l'azione di governo), oppure potrà sancire il naufragio definitivo dell'esecutivo: se Draghi confermerà la sua volontà di lasciare l'incarico di premier davanti ai parlamentari, la giornata parlamentare potrà dirsi conclusa. E i riflettori si accenderanno sul Colle, dove Draghi si recherà per rassegnare, stavolta in maniera definitiva, le dimissioni. 

La parola a questo punto passerebbe al Capo dello Stato che avvierebbe una fase di consultazioni delle forze politiche. Mattarella ha due strade: scegliere di nominare un governo tecnico, che traghetti l'Italia fino a nuove elezioni, e nel frattempo porti a termine la manovra finanziaria e la nuova legge elettorale, oppure sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Le date più probabili sono quelle del 25 settembre o del 2 ottobre: due mesi è il tempo minimo per consentire lo svolgimento della campagna elettorale con la presentazione delle liste che devono essere accompagnate da un alto numero di firme.