Quello dei parcheggi può sembrare, a prima vista, un problema di facile soluzione: basta costruirne di più e la questione è risolta. Ma non è così semplice. Il risultato è che molte strade sono letteralmente intasate da veicoli in sosta, a volte si perde tanto tempo alla ricerca di un posto libero, per non parlare di chi ferma l’auto lungo i marciapiedi, in doppia fila o addirittura sulle strisce pedonali. Soprattutto nelle grandi città si sente l’urgenza di nuove politiche di sosta urbana. Ma quali possono essere le soluzioni da mettere in pratica, soprattutto nelle aree più congestionate dal traffico?
Secondo il segretario generale Aipark (Associazione italiana operatori sosta e mobilità), Laurence Bannerman, che ha raccontato la sua opinione alla rivista Onda Verde di Aci, bisogna partire da un punto: "Nelle grandi città lo spazio a disposizione è scarso rispetto alla domanda, che è ampia e complessa". Bisogna perciò fare attenzione alle esigenze: "Ci sono zone urbane privilegiate per clienti e fornitori, dove c’è più richiesta di sosta breve, al massimo per due o tre ore". Per privilegiare questo tipo di sosta bisogna allora "allontanare chi si ferma in modo statico o per otto ore". Come riuscirci? Innanzitutto stabilendo un giusto prezzo per il parcheggio in strada.
Una tariffa troppo bassa incoraggia l’uso dell’auto, allunga la sosta media, porta ad avere stalli sempre occupati, e più auto affluiscono, più ce ne saranno che girano a vuoto per cercare parcheggio. "Tarando la tariffa in base alla domanda che si vuole soddisfare – sottolinea Bannerman – chi desidera parcheggiare per otto ore non lo farà e andrà a parcheggiare altrove, più lontano. Alzare le tariffe dei parcheggi è spesso impopolare, ma se non si vuole trasformare le città in autorimesse a cielo aperto, la tariffa giornaliera di quattro euro per otto ore, come si verifica in vari comuni d’Italia, non è praticabile". Tariffe più elevate comportano una minore sosta media con una maggiore rotazione di presenze. "Le città italiane sono sotto-infrastrutturate rispetto alle necessità di sosta e ai tanti servizi che oramai la richiedono: dai veicoli in sharing alle ricariche per le auto elettriche, ai mezzi per la logistica e il trasporto merci ingombranti che intasano le strade. Andrebbero realizzati parcheggi in struttura – spiega Bannerman – concepiti come hub urbani, dove poter prendere ad esempio una minicar o una bici elettrica per andare in centro. Questi ‘contenitori’ vanno concepiti come luoghi in cui lasciare i propri mezzi quando non li usiamo, evitando di intasare la città. Sempre qui si possono raccogliere merci da consegnare nell’ultimo miglio con modalità sostenibili. Strutture nelle quali poter usufruire di quei servizi come lo sharing o la ricarica elettrica".
A Roma sui binari della stazione Termini è stato realizzato un parcheggio a tre piani con oltre 500 posti auto. È un hub a tutti gli effetti. Grazie ai panelli solari che ha sul tetto, c’è la possibilità di ricarica delle batterie con energia pulita, ci sono veicoli in sharing, si può parcheggiare l’auto e prendere treni e autobus. Per far funzionare un sistema congestionato, la chiave è l’infrastrutturazione al servizio della mobilità urbana. "Realtà private disposte a investire in tal senso ci sono, come abbiamo fatto presente alle amministrazioni pubbliche nell’ambito di P-Days organizzata da Aipark a Firenze, in cui abbiamo illustrato i vantaggi del partenariato pubblico-privato. I decisori pubblici devono tenere presente è necessario dare risposte alle moderne esigenze di sosta ammodernando aree esistenti o dismesse, o creandone di nuove", ha raccontato Bannerman.
a cura di Maurizio Costanzo