Domenica 1 Settembre 2024

La famiglia non è immutabile: "Assomiglia a un arcipelago"

Il civilista Busnelli: "La cultura del pluralismo impone un approccio più neutrale"

La famiglia non è immutabile: "Assomiglia a un arcipelago"

La famiglia non è immutabile: "Assomiglia a un arcipelago"

La nozione di ’famiglia’ ha subito negli anni profonde trasformazioni dal punto di vista sociale e culturale. Tanto da portare alcuni studiosi a considerare addirittura reperti “fossili“ gli articoli costituzionali che muovono dal riconoscimento della famiglia, intesa come "società naturale fondata sul matrimonio" (art. 29). Questo però non ha mai indotto a proporre riformulazioni per aggiornare la Carta. A partire infatti dal valore portate dell’articolo 2, che "riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità", il riconoscimento dei diritti della famiglia prevista negli articoli 29-31 non impedisce una declinazione unitaria delle tutele dell’"arcipelago familiare", come lo definisce uno dei più autorevoli civilisti italiani, Francesco Donato Busnelli, professore emerito all’Istituto Sant’Anna di Pisa. Sostiene Busnelli che la dottrina incentrata su "l’esclusività e la perennità della famiglia fondata sul matrimonio dovrebbe cedere il passo ad una cultura del pluralismo ed a una ‘ideologia della neutralità’, necessariamente portata a relativizzare e a storicizzare le istituzioni della nostra tradizione e risolutamente impegnata al rispetto tollerante delle tradizioni e delle usanze altre".

Per tenere il passo delle trasformazioni delle coscienze e delle culture della società, con le relative domande di libertà e cittadinanza civile, la legislazione ha prodotto negli anni il riconoscimento di una pluralità di "statuti familiari" relativi ai rapporti coniugali e genitoriali. Fino alla legge 76/2016 sulle Unioni civili. Il diritto costituzionale della famiglia è infatti stato chiamato ad affrontare forme di soggettività e relazione che all’epoca della stesura della Carta erano lontane dall’attenzione del legislatore. È stata in primo luogo la Corte costituzionale a sollecitare una normativa che consentisse di formalizzare le unioni delle coppie dello stesso sesso. "Per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione – si legge nella sentenza 138/2010 – In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia".

A cura di Cosimo Rossi