Sabato 27 Luglio 2024

Napoli, sequestrata la famosa pizzeria ‘Dal Presidente’: “Era gestita dalla camorra”

Soldi degli incassi usati per riciclare soldi per conto del Clan Contini. Cinque persone arrestate, tra cui un poliziotto. Sigilli a 7 immobili di pregio e società fittizie per 3,5 milioni di euro

Camorra e riciclaggio: sequestrata la nota pizzeria 'Dal Presidente' di Napoli

Camorra e riciclaggio: sequestrata la nota pizzeria 'Dal Presidente' di Napoli

Napoli, 14 maggio 2024 – Sequestrata la storica pizzeria Dal Presidente’, una delle mete turistiche tra le più frequentate di Napoli. Secondo la Dda, il locale era di fatto gestito dal cognato di un boss e gli incassi del ristorante della centralissima via dei Tribunali sarebbero serviti a finanziare il clan Contini e mantenere i detenuti legati alla camorra. 

Cinque persone sono finite in manette – tre in carcere e due ai domiciliari, tra cui un poliziotto – sotto sigilli la pizzeria e beni per 3,5 milioni di euro. Sigilli a immobili e società intestate a prestanome. Il poliziotto arrestato era usato come prestanome per un panificio legato all’Alleanza di Secondigliano. 

‘Dal Presidente’: soldi ai boss della camorra

Non c’è napoletano, o turista, che non conosca la pizzeria ‘Dal presidente’, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza a Bill Clinton durante una visita presidenziale del ‘94 a Napoli. Si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più gettonate in città. Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro.

Cinque arresti: chi sono

Oltre al poliziotto, sono finiti in manette il boss Massimiliano Di Caprio e il cognato Vincenzo Capozzoli, entrambi 49enni e ritenuti legati al clan Contini. In manette anche la moglie di Di Caprio, una 46enne risultata essere la titolare della società che gestisce la pizzeria ‘Dal presidente’ e una commercialista napoletana di 62 anni.

Per Capozzoli, Di Caprio e la moglie di quest'ultimo, è stata disposta la misura cautelare del carcere. Domiciliari, invece, per il poliziotto e la professionista.

Cosa è emerso dalle indagini

Secondo le indagini dell’antimafia, l’impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all'apporto economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan Contini, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei proventi della pizzeria anche dopo la sua detenzione in carcere dopo una condanna per traffico di droga.

Gli inquirenti avrebbero accertato che la società era gestita, di fatto, dal cognato del boss, anche lui gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla ‘joint venture criminale’ avviando una nuova attività nel campo della vendita di prodotti da forno.

Soldi riciclati in altre società

Le indagini, avvalorate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un'impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici – che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni – e di sette immobili di pregio situati nel capoluogo partenopeo.

Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell'acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato oggi insieme con le quote delle società, l'impresa individuale e gli immobili intestati a un prestanome: il valore complessivo è stato stimato in oltre 3,5 milioni di euro.