Sabato 27 Luglio 2024

Mille tonnellate di rifiuti speciali smaltiti nella discarica napoletana di Tufino: 12 arresti

Un’associazione a delinquere raccoglieva gli scarti industriali per conferirlo nell’impianto della Città metropolitana. Danni per 500mila euro. Blitz nelle province di Napoli, Avellino e Salerno. Mazzette ai dipendenti pubblici compiacenti

Traffico di rifiuti e corruzione: 12 arresti in Campania

Traffico di rifiuti e corruzione: 12 arresti in Campania

Napoli, 28 maggio 2024 – Traffico illecito di rifiuti speciali in Campania: 12 arresti per corruzione e furto aggravato ai danni della Città Metropolitana di Napoli. Un’associazione a delinquere smaltiva illegalmente gli scarti di lavorazione e i rifiuti pericolosi industriali nella discarica di Tufino, nel Napoletano. Volumi importanti per il racket napoletano: oltre 1.000 tonnellate di rifiuti speciali per un aggravio di costi alla società pubblica Sapna per circa mezzo milione di euro. Sequestrate le due aziende che producevano i rifiuti. Autisti compiacenti e mazzette ai dipendenti pubblici

Gli arresti 

Dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del Nucleo ambientale stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda partenopea nei confronti di 12 persone. Gli illeciti contestati sono avvenuti nelle province di Napoli, Avellino e Salerno. Le indagini sono durate circa circa sei mesi. I militari hanno accertato l'esistenza di una associazione dedita allo smaltimento illecito di rifiuti speciali, di provenienza industriale, nell'impianto pubblico di Tufino.

Oltre mezzo milione di euro l’aggravio dei costi a carico di Sapna, la società pubblica che gestisce la discarica. La cifra è stata calcolata senza tenere conto dei danni spesso causati all'impiantistica dallo sversamento di rifiuti anche ferrosi, che hanno bloccato anche per lunghi periodi il ciclo di trattamento dell'impianto pubblico.

Sequestrare due aziende

I carabinieri hanno sottoposto a sequestro le due aziende private produttrici di rifiuti industriali. Secondo la ricostruzione degli investigatori, gli indagati agivano con un metodo ormai consolidato: gli autisti delle due società, aggiudicatarie di appalti per la raccolta di rifiuti urbani in alcuni Comuni vesuviani, fungevano da tramite tra i produttori di rifiuti speciali e gli operai addetti alla gestione dei rifiuti all'interno dello Stir, nella gestione dell'illecito traffico, finalizzato all'esigenza dei privati di smaltire i loro rifiuti, conseguendo un significativo risparmio in termini economici.

Mazzette ai dipendenti pubblici

Il tutto avveniva in cambio di mazzette ai dipendenti pubblici. Essenziale sarebbe stato il ruolo degli addetti al Tmb di Tufino, perfettamente organizzati per bypassare il rigido sistema di controllo previsto dalla Sapna e consentire agli autisti degli automezzi di operare indisturbati e scaricare i rifiuti illecitamente.

Secondo l'accusa, una intera squadra forniva i propri turni di servizio ai complici esterni, che dunque pianificavano in totale tranquillità gli illeciti sversamenti nella certezza della compiacenza di tutti i componenti di quel turno, remunerati dal capo squadra, ciascuno in proporzione del contributo fornito.

Bobine di ferro per imballare i rifiuti

Al fine di incrementare ulteriormente gli illeciti profitti, alcuni degli indagati, sia dipendenti dello Stir che autisti, dopo aver effettuato gli smaltimenti illeciti, completavano la loro collaborazione rendendosi protagonisti del furto delle bobine di ferro, del valore di circa 20mila euro, utilizzate nell'impianto di Tufino per imballare i rifiuti, occultando le stesse all'interno degli stessi autocompattatori.