Mercoledì 24 Aprile 2024

Paul McCartney, 80 anni oggi: sul palco con Bruce Springsteen

L’altra sera per festeggiarlo, due duetti a sorpresa: c'era il Boss e anche un Lennon virtuale

18 giugno 2022 - Non si è mai troppo giovani per provare nostalgia o troppo vecchi perché un pensiero prenda il volo verso il futuro. Paul McCartney compie oggi 80 anni, 80 anni dentro la nostra vita. Li sta festeggiando in questi giorni con una serie di concerti, e proprio giovedì sera, al Metlife Stadium di East Rutherford, New Jersey, nel corso dell’ultima replica Usa del “Got Back“ Tour, è salito sul suo palco Bruce Springsteen. Insieme i due hanno intonato Glory Days: giorni di gloria, dice la canzone del Boss, ritmo allegro e parole che danzano sull’ultima linea d’ombra della vita, giovani felicità fuggite rievocate all’improvviso tanti anni dopo dalla ragazza che a scuola faceva girare la testa a tutti e ora si ritrova con un matrimonio fallito e quando pensa ai suoi giorni di gloria le viene da piangere, invece sorride. È solo la vita.

Paul McCartney sul palco con Bruce Springsteen
Paul McCartney sul palco con Bruce Springsteen

Macca avrebbe potuto cristallizzarli tutti, i suoi primi 80 anni, in un unico eterno giorno di gloria: nato a Liverpool il 18 giugno 1942, dal ’60 al ’70, dalla nascita allo scioglimento dei Beatles, McCartney ha scritto le pagine più importanti della storia mondiale del pop, ed era un ragazzo di vent’anni. Alla fine dell’avventura – la più colossale del rock – neanche 30. Reinventatosi – insieme all’adorata moglie Linda – con i Wings, si è riappropriato dal vivo delle canzoni dei Fab Four solo tra l’89 e il 1990, in uno storica serie di concerti che passò anche dall’Italia: alla domanda perché solo e proprio adesso ha deciso di cantare di nuovo quel suo repertorio leggendario, la risposta fu nel suo stile unico: piccola pausa, e poi: perché è il momento giusto. Come quando, intervistato recentemente, alla domanda su chi ritenesse il più grande compositore vivente, la risposta è stata: piccola pausa - "Io".

Sir, prossimo Lord, Macca che potrebbe vivere cristallizzato nei suoi giorni gloria, proprio ora si è rimesso completamente in discussione, quasi a “riscrivere“ di suo pugno l’intera storia dei Beatles, e l’atto di partenza è stato chiedere scusa a John Lennon, dopo che con una scelta non proprio nobilissima ebbe a cambiare la firma di tutti i brani “Lennon-McCartney“ anteponendo il suo cognome a quello di John per le canzoni create “di più“ da lui. L’incontro e il sodalizio artistico con Lennon – ha spiegato poco tempo fa al New Yorker – è stato "un completo mistero, una specie di magia". Mistero e magia mostrati poi a tutti – su sua spinta – da quando i 21 giorni (gennaio 1969) delle registrazioni dell’album Let it Be (il penultimo della loro carriera) sono diventati il fluviale documentario Get Back di Peter Jackson, uscito alla fine dell’anno scorso. E proprio con immagini tratte da quel film, Macca nel nuovo tour – il 25 a Glastonbury – “duetta“ virtualmente con John I’ve Got A Feeling.

Nella “narrazione“ dei Beatles, della loro arte e delle loro vite, dal quel doc non si può più prescindere perché il film di Jackson restituisce a Macca non solo la sua centralità artistica – da brividi il modo in cui Paul fa nascere dal nulla il brano Get Back – ma anche e soprattutto quella umana. Non è quello sempre un passo indietro rispetto a sua immensità Lennon, anzi. L’impegno che Paul spende nel tenere unita l’amicizia dei Beatles, la commozione e la gioia che dilagano dai suoi occhi – felici nello specchio degli occhi felici di John – quando quel miracolo accade. È solo tutta questa umanità che arriva a spiegare perché la musica dei Beatles e perché Paul siamo noi: raccontano – generazione dopo generazione, a ogni età dell’esistenza – ciò che il cuore riconosce: la strada sarà anche lunga e tortuosa, ma ci può essere gioia nella nostalgia, si può sempre aver fede nella speranza. Si chiama vita.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro