La possibilità che sia il popolo a prendere le migliori decisioni per sé, attraverso votazioni e forme di consultazione, è il principio di base della democrazia, forma di governo il cui nome deriva dal greco e dall’unione dei termini démos, “popolo”, e krátos, “potere”. Se nel nostro Paese e in gran parte del mondo occidentale questi concetti ormai li diamo praticamente per scontati, non si può dire lo stesso di molte altre zone del mondo, nemmeno così distanti dalle nostre latitudini. Ecco perché ancora oggi, nel 2024, una Giornata Internazionale come quella che celebriamo ogni 15 settembre assume un valore così importante.
La storia dietro alla Giornata Internazionale della Democrazia
Per secoli gli uomini hanno dato per scontato che esistesse un’unica forma di governo accettabile, quella in cui tutto il potere era accentrato nelle mani di un’unica persona in grado di fare il bello e il cattivo tempo. La presenza di monarchie sostanzialmente dittatoriali è proseguita indisturbata fino al crollo dell’Ancien Régime francese tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, e questo nonostante le prime avvisaglie dei concetti democratici si potessero reperire molto tempo addietro. La città di Atene nell’Antica Grecia è considerata in modo unanime dagli esperti la culla della democrazia come la conosciamo oggi. Intorno al V secolo a.C., infatti, le prime città-stato iniziarono a permettere a una parte significativa dei cittadini di partecipare alle decisioni pubbliche, una rivoluzione non da poco considerato quanto a lungo il genere umano avrebbe dovuto combattere con i soprusi e le prevaricazioni di una ristrettissima élite. Se nel 2007, appena 17 anni fa, le Nazioni Unite hanno sentito la necessità di istituire una giornata dedicata alla Democrazia con una risoluzione ad hoc è perché, nonostante i passi avanti fatti, a più di due secoli di distanza dalle prime Costituzioni (come quella americana, del 1787) c’è ancora molta strada da fare. E il rischio di recrudescenze di natura totalitaria è ancora molto più alto di quello che si potrebbe pensare.
Interessante in questo senso il messaggio del Segretario Generale António Guterres, che ha sottolineato come un evento simile è “particolarmente cruciale in un anno in cui oltre 50 Paesi – che rappresentano metà della popolazione mondiale – tengono elezioni”; nonostante i traguardi raggiunti, però, “questi diritti e valori sono sotto attacco in tutto il mondo. Le libertà vengono erose, lo spazio civico si sta riducendo, la polarizzazione si intensifica e la sfiducia cresce”.
Il tema 2024: Intelligenza Artificiale al centro
Per l’ONU, uno strumento tecnologico rivoluzionario come l’Intelligenza Artificiale di cui tanto si parla è senza dubbio una soluzione utile per il buon governo. Proprio all’IA è dedicata questa Giornata Internazionale della Democrazia 2024, che ha indubbiamente il potenziale per migliorare la partecipazione pubblica, l'uguaglianza, la sicurezza e lo sviluppo umano.
Secondo Guterres, tuttavia, l’uso dell’IA - se non regolamentato - potrebbe al contempo avere gravi implicazioni per la democrazia stessa, la pace e la stabilità. Non è dunque un caso se negli ultimi anni sia stato istituito un Consiglio Consultivo di Alto Livello sull'Intelligenza Artificiale, che proprio di recente ha pubblicato un rapporto "con raccomandazioni su come sfruttare i benefici dell'IA, mitigandone i rischi". All’interno di tale rapporto è dunque inclusa una serie di consigli e principi utili per un accesso equo e soprattutto sicuro agli strumenti di IA. Tra questi c’è quello dell’inclusività: tutti i cittadini, compresi quelli nel Sud del mondo, dovrebbero poter accedere e utilizzare in modo significativo gli strumenti di intelligenza artificiale. La sua governance inoltre dovrebbe andare oltre il principio del "non arrecare danno" e definire un quadro di responsabilità più ampio per le aziende che sviluppano, implementano e controllano l'IA, così come per gli utenti finali. La governance dell'IA dovrebbe in aggiunta dare priorità all'adesione universale da parte dei Paesi e delle parti interessate, sfruttando le istituzioni esistenti attraverso un approccio a rete.