Forse non sarà un grande spettacolo, la politica. Ma rimane un palcoscenico vivacissimo. Come sa bene Pier Ferdinando Casini, da quarant’anni fra i più assidui protagonisti sulla “scena“. Ieri ha deciso di compiere un passo in più. E di tornare in un teatro vero. È stato lui a “interpretare“ Helmut Kohl, cancelliere tedesco della riunificazione. Che per una sera si è ritrovato alla sbarra in La storia a processo, fortunatissimo format di Elisa Greco, appena ripartito al Filodrammatici di Milano.
Senatore, come si trova nei panni del cancelliere?
"Ho accettato con entusiasmo, ero amico di Kohl e lo considero un modo per rendere omaggio a una personalità gigantesca, capace di realizzare cose straordinarie".
Pensa alla Germania unita?
"Non solo. Ha segnato il processo di unificazione europea, con Maastricht e l’euro. E quando tutti spingevano per tenere esclusa l’Italia, lui si è sempre dimostrato un grande amico".
A livello umano?
"Simpatico, affabile. Un giorno mi portò in una birreria a Berlino e mi spiegò la celebre differenza fra i nostri Paesi: gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano, mentre i tedeschi amano gli italiani senza stimarli. Comunque per lui era un po’ diverso. Dal punto di vista politico era molto amico di Prodi, a lungo è andato d’accordo con Berlusconi e in maniera alterna con Andreotti, mentre aveva buoni rapporti con Fanfani, Piccoli, Forlani. Alchimie politiche".
Si emoziona a teatro?
"Ma no, è un divertissement, mi è già capitato. Certo bisogna fare le cose seriamente, la giuria popolare non scherza. Sono gli spettatori a decidere l’innocenza o la colpevolezza del protagonista. Il primo esempio della storia non è stato fantastico: il popolo scelse Barabba..."
L’Europa è nella precarietà.
"È in un momento difficile perché è rimasta a metà del guado. Kohl aveva realizzato l’unità economica e monetaria, anche per evitare l’egemonia tedesca, che dopo l’unità era vista con grande preoccupazione. Ma il copione prevedeva che si andasse avanti, proseguendo con la politica estera e la difesa, come già immaginava De Gasperi. Purtroppo non è successo e oggi siamo dei nani politici, nonostante il modello fosse giusto". Forse lo è ancora.
"Anch’io rimango ottimista. Ma sovranismo e nazionalismo ci regalano l’irrilevanza mondiale. E forse ci mancano grandi personalità, un Kohl o un Mitterrand".
Diego Vincenti