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Excellence cambia e diventa società: "Ci sarà più spazio per i vini italiani"

Il consorzio muta forma giuridica, ma continuerà a essere riferimento del ‘buon bere’ con oltre duemila aziende distribuite

di MICHELE MEZZANZANICA -
11 marzo 2024
Il Cda di Società Excellence

Il Cda di Società Excellence

Poco meno di 23 milioni e mezzo di bottiglie distribuite, provenienti dalle 2.185 aziende rappresentate, due terzi delle quali estere. Un fatturato complessivo di oltre 330 milioni, in crescita del 6,25% rispetto all’anno precedente, nonostante una congiuntura economica tutt’altro che favorevole, per un bene voluttuario come il vino. Senza dimenticare i 354 dipendenti e i 2.045 agenti operativi su tutto il territorio nazionale.

Numeri che hanno convinto Società Excellence a compiere il grande salto, all’inizio di questo 2024: non più cooperativa ma società di capitali, con conseguente ampliamento della governance (CdA di 7 membri) e contestuale cambio di denominazione. Nasce così Excellence Srl Sidi, acronimo che sta per Società italiana distributori e importatori. Excellence riunisce infatti 21 tra i principali importatori e distributori di fine wines e distillati, con l’obiettivo di creare sinergie a tutto campo, dall’utilizzo di agenti plurimandatari all’annosa questione del recupero crediti, ma anche per fare da lobby in un settore, quello della distribuzione, che nel mondo del vino in Italia è ancora a un livello “amatoriale”.

Nata nel 2012 come semplice club di sei soci fondatori, nel 2016 è diventata una società cooperativa e nel frattempo i soci sono diventati 21, dai big come la brianzola Meregalli e la veneta Cuzziol GrandiVini a realtà più giovani e di nicchia, spesso specializzate in specifici terroir. Tenere insieme realtà numericamente molto diverse, nella nuova forma giuridica per cui si procede a maggioranza, sarà una delle sfide di Excellence Sidi, che si è presentata ufficialmente al ristorante Verso di piazza Duomo a Milano, due stelle Michelin, a sottolineare lo stretto legame con il mondo HoReCa e del fine dining in particolare. D’altra parte, di quelle 23 milioni e mezzo di bottiglie commercializzate nel 2023, il prezzo medio all’ingrosso era pari a 14 euro, vale a dire 40-45 euro al ristorante o in enoteca. Vini di un certo tipo, insomma, in larghissima parte francesi, della mitica triade Champagne-Bordeaux-Borgogna ma anche di territori emergenti, come la valle della Loira o il Jura.

"Il cambio di assetto giuridico è un’evoluzione necessaria – spiega Luca Cuzziol, presidente di Excellence - le dimensioni che la nostra società ha ormai raggiunto, sia per numero di soci che per fatturato aggregato, ci hanno portato a questa naturale evoluzione, l’inizio di una nuova era che ci proietta con ancora maggior forza e solidità nel futuro. Siamo tutti accomunati dalla stessa filosofia, ovvero quella di voler selezionare solo prodotti di qualità, ma quello che ci differenzia è il know how, le competenze e il nostro approccio al mercato basato sull’offerta di un servizio sempre più specializzato e qualificato al mondo HoReCa. Dalla nostra rete vendita, formata e continuamente aggiornata, alla logistica moderna e affidabile, tutto è volto a interpretare al meglio il comparto della distribuzione del vino in Italia".

L’ambizione dichiarata, per un gruppo nato esclusivamente come club di importatori e che ancora oggi tratta per due terzi bottiglie estere, è infatti ampliare la “quota Italia”, andando a scardinare alcune logiche che fino ad oggi hanno sempre definito il rapporto coi produttori. "Il mercato dei fine wines e dei distillati di pregio ha inevitabilmente bisogno di una filiera distributiva che curi ogni singolo dettaglio - puntualizza Cuzziol - attraverso corsi di formazione rivolti ad agenti e dipendenti, strategie di comunicazione e marketing, nonché condivisione delle criticità. È quello che facciamo sin dalla nostra nascita e che continua a essere sempre più necessario per tutto il nostro comparto". Meno importatori e più distributori, insomma, cercando di “sedurre“quelle tante, tantrissime cantine di qualità ma di dimensioni troppo ridotte per potersi dedicare con efficacia anche a marketing e distribuzione. Questa la fetta di mercato da esplorare, in un contesto come quello italiano caratterizzato da una spina dorsale di aziende viinicole piccole e medio-piccole.

Altro obiettivo è invece quello di diventare un riferimento ben definito e riconoscibile, una sorta di ‘Place d’Italie’ per cui a muoversi sui mercati non è una singola azienda, più o meno dimensionata, ma un gruppo strutturato coi numeri di cui sopra. Insomma, basta con la retorica del “piccolo è bello” in favore di un’aggregazione non solo di facciata ma di sostanza, sull’esempio dei cugini francesi per cui il famoso “fare sistema” non è uno slogan ma un business dai risvolti concreti. Allo stesso tempo, però, a fronte dell’evoluzione di Excellence, non è mai cambiato lo scopo che ha contraddistinto sin dalla fondazione questa importante realtà della filiera vinicola italiana, vale a dire "diffondere la cultura del concetto di organizzazione della distribuzione e del commercio di vini e distillati di pregio, settore che sempre più necessita di trasparenza, correttezza ed etica", come spiega Pietro Pellegrini, vicepresidente della società. "In tutti questi anni - prosegue - la nostra azione si è caratterizzata per aver messo a sistema risorse, idee ed esperienze pur rimanendo concorrenti sul mercato. Un esempio unico e virtuoso all’interno del settore enogastronomico italiano".

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