Lozère, suggestioni da fiaba nella Francia rurale e selvaggia

Il Castello di Orfeuillette domina questo piccolo dipartimento dell’Occitania caratterizzato da cascate, leggende e villaggi medievali

di GLORIA CIABATTONI -
24 marzo 2024
Un villaggio nella Lozère, ai piedi del Massiccio Centrale

Un villaggio nella Lozère, ai piedi del Massiccio Centrale

C’era una volta un lupo che terrorizzava e sbranava la gente, c’era una volta un castello voluto da uno scienziato, c’era una volta un affascinante ponte rosso che sembra un ricamo, c’era una volta un paesaggio sconfinato con prati e mucche al pascolo...

C’era una volta il Gévaudan – un’antica provincia francese esistita fino alla rivoluzione francese, poi diventata Lozère, il dipartimento più piccolo dell’Occitania- e per fortuna c’è ancora. Per portarci in una favola. Siamo in una Francia rurale e un po’ selvaggia, ideale per chi ama la natura e le cose autentiche, i sapori genuini e le location che fanno sognare.

Il Castello di Orfeuillette

Come il Castello di Orfeuillette, 4 stelle, gioiello neo- inascimentale costruito nel 1875 da Théophile Roussel, medico, scienziato e politico francese, all’interno di un parco di 12 ettari, a Albaret-Sainte-Marie, un comune di Lozère con circa 580 abitanti, costituito da un villaggio e una decina di frazioni, a circa 25 km a sud di Saint-Flour. La città è anche la porta nord della regione dell’Aubrac, un altopiano vulcanico del Massiccio Centrale, che sale a quasi 1.500 metri, un ambiente naturale ancora intatto, popolato da moltissime mucche al pascolo.

Il Castello di Orfeuillette
Il Castello di Orfeuillette

Ci si arriva da Clermont-Ferrand in un’ora e 20 minuti in auto, imboccando l’ A75. Ristrutturato nel 2010 il castello oggi è un suggestivo hotel quattro stelle, con venti camere dall’originale e raffinato arredamento - incontreremo a darci il benvenuto, fra gli arredi, una bizzarra belva, e più avanti vedremo chi è- una diversa dall’altra, nell’edificio principale, e l’Orangerie. In alcuni edifici è ospitata anche una filiale dell’Istituto di Scienze Aziendali e Management dell’ Università di Montpellier. Ci sono una bella piscina per un relax fra il verde, e sentieri per passeggiare nel grande parco, in compagnia di Fauve, una Jack Russel dolcissima mascotte. Da provare il raffinato ristorante Theophile, con piatti della tradizione locale ma non solo, da gustare in un percorso di portate che viziano non solo il palato ma anche l’occhio.

L’ Hotel è gestito da Christophe Brunel, che rappresenta la quarta generazione di una famiglia di albergatori e ristoratori della zona la cui storia è iniziata nel 1904. Oggi il gruppo Brunel ha 3 hotel in un raggio di 15 km.: oltre al Castello di Orfeuillette, conta Les Portes d’Apcher con 15 camere e un delizioso ristorante a Saint Chely d’Apcher, e l’Hotel Brunel Le Rocher Blanc nella vicinissima La Garde, con piscina e parcheggio gratuito. Molto originale è l’arredamento, con pezzi di modernariato o comunque particolari, come i piccoli velieri che si ritrovano nelle camere. Curatissimo e ottimo il ristorante. Dello stesso Gruppo sono anche La Place du marché, ristorante e negozio di specialità del territorio, ad Albaret-Sainte-Marie, e La Grange à Bulles, uno spazio benessere di 200 mq con piscine, sauna, spazio per la remise en forme e massaggi, a La Garde.

Hotel Le Rocher Blanc
Hotel Le Rocher Blanc

Le Malzieu-Ville, gioiello della Margeride

Il Castello di Orfeuillette è ottima base per esplorare i dintorni, che riservano belle sorprese, comprese le leggende. Vicinissimo al castello, a circa 12 minuti d’auto, troviamo il villaggio medioevale di Le Malzieu-Ville, annoverato fra i più bei villaggi di Francia. Circa 900 abitanti, a 860 metri slm, vivono in questo gioiellino medioevale con le mura, le torri, le porte fortificate e le case antiche. Dalla torre di Bodon (ora Ufficio del Turismo) si gode di una splendida vista sui tetti, sui verdi paesaggi circostanti e sui Monts de la Margeride. Da vedere la Torre dell’orologio, Porta Alta, il Museo dell’ex convento delle Orsoline, la chiesa di Saint-Hippolyte e il suo tesoro, le antiche mura. A una decina di minuti troviamo Il vecchio castello dei baroni Apcher e la cappella del XIII secolo.

Chiesa di Sant'Ippolito a Le Malzieu-Ville
Chiesa di Sant'Ippolito a Le Malzieu-Ville

NelmMunicipio di Le Malzieu-Ville il sindaco Jean Noel Brugerao racconta la storia della ‘Bestia del Gévaudan’ che imperversò alla periferia della città tra il 1764 e il 1767: tra queste vecchie mura è difficile non credere alle antiche leggende... che ci vengono ricordate anche dalle statue che incontriamo nel villaggio.

Saint-Alban e Scénovision

A una ventina di minuti d’auto dal Castello troviamo Saint-Alban, sorto su un castello completamente ricostruito nel XV secolo dopo l’occupazione inglese, che nel 1764 fu base per le battute di caccia per rintracciare la bestia di Gévaudan. Oggi l’edificio ospita l’ufficio turistico. Da vedere anche la bella chiesa parrocchiale romanica del XII secolo. Ma un altro dei motivi per visitare questa cittadina è per comprendere la storia di questa bella regione, con fitte foreste punteggiate da vasti paesaggi di brughiere, prati e pascoli: quindi appuntamento a Scénovision, allestito in una vecchia fattoria, sulla strada per Saint-Chély. Qui con racconti, video e filmati possiamo scoprire Margeride e la sua storia: il pellegrinaggio a Saint-Jacques, l’evoluzione del castello, la bestia di Gévaudan, ecc.

La Bestia del Gévaudan

La Margeride è una terra di granito dai dolci rilievi, al confine tra Cantal, Alta Loira e Lozère, nell’antica provincia del Gévaudan, che offre paesaggi rilassanti con prati, brughiere, foreste e fiumi, ma anche è un luogo segreto e misterioso. Nasce qui, fra storia e leggenda, il mito della Bestia del Gévaudan, responsabile, fra il 1764 e il 1767, di decine di vittime nelle campagne: pare che ci siano stati 210 attacchi, con 113 morti (di cui 98 parzialmente divorati) e 49 feriti. Perfino il re di Francia s’ impegnò mandando uomini e mezzi per dare la caccia all'animale, che alcuni descrivevano come un lupo gigantesco, altri come un leone o una iena. Siccome lo si credeva immortale, venne ucciso più volte! Infatti ogni tanto veniva ammazzato un lupo, ma gli attacchi riprendevano, fino a che un contadino, un certo Jean Chastel, uccise la belva. Ma si volle portare il cadavere al re di Francia, e fu un errore perché nel tragitto la carcassa si decompose e molti misero in dubbio che si trattasse proprio della belva assassina. Così i contadini per molto tempo continuarono a non sentirsi sicuri, e della bestia si parlò a lungo: si sa che le leggende hanno le gambe lunghe, e quel misterioso animale, spauracchio per i bambini che non volevano andare a letto, pian piano è diventato una sorta di simbolo e la sua effige si ritrova da molte parti in zona, perfino nell’arredamento del Castello di Orfeuillette.

Il contadino Jean Chaste uccide la Bestia del Gévaudan
Il contadino Jean Chaste uccide la Bestia del Gévaudan

Che dista una mezz’ora d’auto dal parco dei lupi dello Gévaudan, vicino a Marvejols, a Sainte-Lucie, nel comune di Saint-Léger-de- Peyre, dove in un’area boscosa vivono oltre 130 lupi, provenienti da Mongolia, Polonia, Canada e Siberia, che vivono in semi-libertà. Si possono effettuare visite guidate con esperti.

Il viadotto di Garabit

E’ un ricamo rosso che dista 13 minuti in auto dal Castello, classificato come Monumento Storico che fa parte della rete dei ‘Ponti eccezionali’ del sud della Francia: le Pont Gustave Eiffel è un imponente viadotto ferroviario, lungo 565 metri, opera di Gustave Eiffel che lo realizzò, insieme all’ingegner Léon Boyer, poco prima della costruzione della Tour Eiffel, tra il 1880 e il 1884. Questa elegante e audace opera in metallo che attraversa le gole della Truyère, nel Cantal, è situata tra Loubaresse e Ruynes-en-Margeride.

Il viadotto rosso progettato da Gustave Eiffel
Il viadotto rosso progettato da Gustave Eiffel

Ci si può godere questi luoghi anche facendo delle gite in barca, da maggio a ottobre, sul lago della diga di Grandval (costruita tra il 1955 e il 1960), uno dei tre laghi artificiali costruiti sul fiume Truyère, il più lungo dell’ Alvernia, nel cuore delle gole della Truyère. Le gite partono dal sito Garabit dove è possibile noleggiare barche e jet-ski, e si possono praticare vela, canoa e nuoto al centro sportivo nautico di Mallet. Da non perdere il belvedere di Mallet, nel comune di Fridefont, per godere di una bellissima vista panoramica sul bacino artificiale.

Il lago della diga di Grandval
Il lago della diga di Grandval

Cascate e Aligot

A circa 40 minuti di auto dal Castello di Orfeuillette c’è un altro luogo speciale, che si raggiunge da un piccolo sentiero che parte dal comune di Nasbinals, una bella passeggiata fra prati e placide mucche. Si arriva al bordo della gola, ed ecco che sotto di noi c’è lo spettacolo stupendo della Cascata del Déroc, un “salto” di 30 metri. Con un altro sentiero si può arrivare alla base della cascata, per scoprire un segreto: all’interno si cela una piccola grotta che si dice fosse un tempo rifugio dei briganti.

La cascata del Déroc
La cascata del Déroc

Se ci è venuto appetito, poco distante dal villaggio di Aubrac al ristorante Le Buron de Couderc (il Buron è una casa di pietra trasformata in ristorante) si può gustare l’Aligot, il piatto tipico dell’altopiano dell’Aubrac, che risale al XII secolo quando i pellegrini sulla strada per Santiago de Compostela chiedevano ‘aliquid’, cioè qualcosa da mangiare. Nel tempo la parola si è trasformata in aligot. Prima dell’arrivo della patata in Europa l’aligot veniva cucinato con pane e tome fresche, oggi è una squisitezza a base di patate, formaggio e panna. Per essere buono deve essere caldo e filante!

L'Aligot, il piatto tipico dell’altopiano dell’Aubrac
L'Aligot, il piatto tipico dell’altopiano dell’Aubrac

E se siamo in partenza, sarebbe un peccato lasciare questi luoghi senza portare con noi il Laguiole Dop, un formaggio prodotto con latte intero di vacca di razza Aubrac o Simmental Francese, proveniente da allevamenti nella regione dell’Aubrac: un modo per assaporare una volta a casa il gusto di una terra che pare uscita da una fiaba.