Gerusalemme nell’Età del ferro: ricostruita la cronologia della capitale del regno biblico di Giuda

Dopo 10 anni di lavori, un team di ricercatori e archeologi ha trovato prove concrete della presenza di insediamenti umani già nel XII secolo a.C.

di SOFIA VALENTE -
9 maggio 2024
Gerusalemme

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Dopo dieci anni di lavori, un team di ricercatori e archeologi è riuscito a tracciare una cronologia dettagliata della Gerusalemme dell’Età del ferro: un periodo che corrisponde a quando la città fungeva da capitale nel regno biblico di Giuda.

Lo studio – realizzato dal Weizmann Institute of Science, in collaborazione con gli archeologi del sito della Città di David, la Israel Antiquities Authority e l'Università di Tel Aviv – è stato pubblicato nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, USA (PNAS). I ricercatori hanno fornito prove concrete della presenza di insediamenti umani a Gerusalemme già nel XII secolo a.C. Un'espansione verso ovest della città è stata fatta risalire al IX secolo a.C. determinando la tempistica della costruzione di un grande edificio antico. Stabilire le date di un grande sconvolgimento urbanistico ha permesso di attribuirlo a un devastante terremoto e a un ulteriore sviluppo fino al 586 a.C.

"Gerusalemme è una città viva, che è stata costantemente ricostruita e le prove archeologiche sono sparse”, spiega Elisabetta Boaretto, direttrice della Weizmann’s Scientific Archeology Unit. Gli archeologi che in passato hanno esplorato la Gerusalemme dell’Età del ferro si sono basati sui testi biblici e storici e sullo studio della ceramica. Il più grande risultato di questa ricerca è stato quello di determinare una cronologia assoluta – che consiste nell’individuazione di specifici periodi temporali – grazie alla datazione del radiocarbonio e alla micro-archeologia: un nuovo ambito, che utilizza strumenti scientifici per esaminare pezzi di prove. Gli atomi di radiocarbonio vengono assorbiti nei tessuti della materia organica come quella delle piante, degli animali e degli esseri umani, ma quando l’organismo vivente muore smette di assorbirli. I ricercatori utilizzano il numero di atomi rimanenti per determinare l’età di qualcosa.

"Conosciamo come si è formato il sito e quando raccogliamo semi o campioni di malta a esso relativi, possiamo essere sicuri se fossero o non fossero lì quando il sito è stato costruito – racconta Boaretto, riferendosi alla micro-archeologia –. Sulla ceramica raccolta nei precedenti scavi abbiamo individuato dei semi bruciati che si sono depositati formando degli strati e il livello più in superficie è quello più recente”.

La datazione del radiocarbonio e la micro-archeologia potrebbero avere un impatto che va oltre questo studio, perché la difficoltà di stabilire la datazione dei siti dell’Età del ferro è un problema globalmente diffuso.