«Il territorio è il valore aggiunto che va fatto conoscere a tutti»
Una storia di vite, viti, di terre e valori è quella che viene quotidianamente scritta dall’azienda Umani Ronchi. Oltre 50 anni fa, a Cupramontana, si è iniziata a scrivere una storia che racconta lo sviluppo di un’impresa e di un territorio dove pulsa il cuore del Verdicchio classico, per poi esplorare numerose altre aree della preziosa terra dell’Adriatico. Oggi Umani Ronchi è l’azienda di vini di proprietà della famiglia Bianchi-Bernetti, che dal 1957 produce con cura e artigianalità, vini di grande qualità. A Michele Bernetti abbiamo chiesto come l’azienda si sta preparando per il Vinitaly: «Dopo lo stop dettato dall’emergenza sanitaria stiamo preparando il Vinitaly con una grande voglia di fare bene che è la stessa regola che applichiamo quando produciamo i nostri vini». Quali sono le novità? «Dal punto di vista dei prodotti punteremo sempre di più sul concetto dell’importanza strategica del territorio. Far conoscere i posti dove coltiviamo le nostre viti e produciamo i nostri vini è un elemento distintivo che il mercato ci riconosce e nel contempo diventa un fattore competitivo estremamente importante sui mercati internazionali. Ci presenteremo al Vinitaly proponendo il Verdicchio dei Castelli di Jesi con i Rossi del Conero e col Montepulciano d’Abruzzo e il Pecorino».
In un quadro congiunturale abbastanza complesso qual è stato l’andamento del mercato? «Nel 2021 c’è stato un rimbalzo importante rispetto al precedente anno che ha particolarmente risentito dell’emergenza Covid. Però nel 2020 abbiamo decisamente puntato sulla grande distribuzione dove eravamo già presenti e nelle vendite on line. Nel corso dell’anno appena concluso abbiamo avuto un incremento nelle vendite con un’importante richiesta di vini di fascia alta. Nel 2022 gli aumenti dei prezzi delle materie prime sta mettendo a dura prova il comparto. Comunque stiamo vivendo anche un interessante trend positivo. Ogni anno produciamo circa tre milioni di bottiglie su una superficie di 210 ettari nei vari territori». Qual è l’andamento delle esportazioni? «L’Umani Ronchi ha una quota di export che varia tra il 65% e il 70% ed è per noi estremamente importante. I mercati di riferimento sono quelli del Vecchio continente e in particolare la Germania oltre ai Paesi Scandinavi, la Gran Bretagna, il Canada, il Giappone, la Corea del Sud e gli Usa. Con performance di vendita sempre in aumento attualmente forniamo una sessantina di paesi nel mondo». Quali sono le strategie per il futuro della sua azienda? «La grande scommessa è quello della crescita del valore che consente di investire e di fare strategie a lungo termine. Il Made in Marche oltre ovviamente al Made in Italy è un valore aggiunto importante per la percezione che si riesce a far avere all’esterno fino ai consumatori finali».