I confetti di Sulmona: un prodotto dell’eccellenza dolciaria italiana
Sulmona, in provincia de L’Aquila, i confetti sono un marchio di fabbrica figlio di una tradizione antichissima, che fa della cittadina abruzzese la capitale di questi deliziosi chicchi a base di mandorle rivestiti da uno strato di zucchero bianco o colorato, generalmente sinonimo di festa e allegria. Un’eccellenza del territorio raccontata anche al pubblico emiratino del Padiglione Italia a Expo Dubai. Del resto Boccaccio cita i confetti nel Decamerone (settima giornata, terza novella), mettendoli in compagnia di vini pregiati e preziosi unguenti. Ma anche Leopardi ne andava letteralmente matto. Per raccontarne la storia, però, bisogna riavvolgere il nastro addirittura fino al tempo dei Romani. Allora i confetti erano assai diversi da come li conosciamo: al posto dello zucchero, non ancora conosciuto, si adoperava infatti il miele. Nei secoli successivi, anche grazie agli Arabi (il link con l’evento è dunque tutt’altro che casuale), lo zucchero cominciò a diffondersi lentamente in Europa, anche se inizialmente come ingrediente pregiato. Poi, intorno al XIII secolo, Federico II di Svevia ne introdusse la coltivazione in Sicilia. Ed è più o meno in questo periodo che comincia la produzione dei confetti a Sulmona. Secondo la tradizione, galeotto fu il genio di alcune suore del convento di Santa Chiara (siamo nel XV secolo), foriero di una virtuosa vocazione artigiana fatta di incantevoli bouquet. Ma è solo a partire dal Settecento che si può parlare di industrializzazione dei confetti. E di mezzo c’è soprattutto il nome di una famiglia: Pelino, la cui azienda, nata a Sulmona nel 1783, attraverso un viaggio lungo diverse generazioni ha dato a questo caratteristico dolce lustro e una tradizione ormai secolare. Oggi sono una decina le fabbriche che si dedicano alla produzione dei confetti in questa perla gastronomica dell’Abruzzo. Per saperne di più si consiglia una capatina al Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera, istituito nel 1992 dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, che si trova proprio in una palazzina della Fabbrica Mario Pelino. Al suo interno è possibile visitare macchinari e cimeli storici, ma pure la ricostruzione di un tipico laboratorio settecentesco. Un modo per gustare i confetti anche con gli occhi e non solo col palato.