Alghero, la Barceloneta della Sardegna è un mix di tesori
La chiamano Barceloneta Sarda, e capire il perché non è difficile, basta alzare il naso passeggiando nell’intrico di vicoli e viuzze che aprono a mille sorprese il cuore del centro storico chiuso tra i bastioni: le targhe sono in due lingue, italiano e catalano - in realtà un dialetto locale del catalano - per annunciare la Plaça de Pou Vell, insomma la piazza del Popolo, il Carrèr del Botaiu, il complesso Lo Quarter. Alla lingua catalana, Alghero deve il suo secondo nome, L’Alguer, anche se l’etimologia è più incerta e improbabile, potrebbe nascere da un ‘S’Alighera’ o ‘luogo dell’alga’ perché da sempre il mare, qui, è regno incontrastato della posidonia, o forse anche da un ‘Algèr’ perché i pirati saraceni vi avrebbero intravisto somiglianze strette con Algeri. Vista dal mare, Alghero regala emozioni diverse e complementari. Per chi arriva da nord, ad annunciarla è il maestoso promontorio di Capo Caccia, subito seguito dalla Punta Giglio: sono i confini naturali della baia di Porto Conte, là dentro ci sono spiagge splendide come Cala Dragunara, La Stalla, Mugoni.
Ma prima avremo incrociato un altro splendore, l’isola Foradada con le sue grotte, le sue pareti verticali gettonate dagli appassionati, le acque cristalline paradiso dei sub, anche per le immersioni notturne, le migliaia di gabbiani che vi fanno il nido e vi insegnano ai piccoli a volare. Poi, verso est e sud, la costa si appiattisce, le spiagge belle e frequentatissime si susseguono una dietro l’altra, ecco il Lazzaretto, la Bombarde, Punta Negra, Cala San Giovanni, Maria Pia, fino ad arrivare al Lido cittadino affiancato dalla lunga ariosa promenade sulla quale si concentrano gli algheresi (e tanti turisti) in bici, a far jogging o semplicemente a passeggiare e respirare il salmastro sospinto dal maestrale, altro frequente compagno di strada, e poi i bastioni che spingendosi verso il mare come la prua di una nave racchiudono il centro storico, scrigno di bellezze e curiosità per lo spirito, lo shopping e la gola. Chi invece cercherà un trekking un tantino più impegnativo, ma ricco di altro genere di sorprese, si spingerà all’interno verso la foresta delle Prigionette, nota come Arca di Noè: ci si possono incontrare il grifone, il gheppio, il falco pellegrino, la pernice, il daino, il cavallino della Giara, il cinghiale, beh, quello ormai è padrone dovunque, noi ne abbiamo visti cinque cuccioli a banchettare nella piazzetta di Porto Conte… Tante e tanto belle le eccellenze di Alghero. È la capitale della Riviera dei Coralli, le vetrine che ne offrono di stupendi, per ogni gusto e tasca, sono davvero una calamita; ma si acquistano anche bei prodotti di cesteria, filigrana e naturalmente ogni genere di souvenir. Si mangia l’aragosta alla catalana, e una paella che però non ha il ‘socarrat’, la crosticina di riso bruciacchiato che è il segreto della vera paella. Ma si mangia anche il porcetto (qui non si dice porceddu), che è fantastico da Lu Romanì e a Sa Mandra, un grande agriturismo con allevamenti, caseificio e un museo ricco di tanta storia. Come la Barceloneta sarda.