Elisabetta, una vita per la corona. L’amore per Filippo, i rapporti tesi coi figli

Il lato privato di Lilibet. Il senso del dovere l’ha spinta a regnare rinunciando a famiglia e passioni. Era legatissima alla sorella Margaret, il suo opposto, morta nel 2002. Moglie devota, preferiva guardare la tv col duca alle serate di gala

Londra, 9 settembre 2022 - Avrebbe voluto vi vere in campagna e occuparsi solo di figli, cani e cavalli. Quel destino che per 70 anni l’ha tenuta sul trono d’Inghilterra se lo era fatto piacere con un senso del dovere e del ruolo che sono stati la cifra della sua vita.

Elisabetta da bambina, con il padre Giorgio VI, la madre Elisabetta e la sorella Margart
Elisabetta da bambina, con il padre Giorgio VI, la madre Elisabetta e la sorella Margart

Perché lei, Elisabetta II, amava sopra tutto Balmoral, dove usciva coperta dall’anonimato, dormiva col marito Filippo, lavava i piatti dopo i pic nic con l’aiuto della figlia Anna. Il duca era stato il suo grande amore, iniziato a 13 anni. Un po’ di felicità (e di vita normale) a Malta, la nascita di Carlo e Anna e poi la morte improvvisa di Giorgio VI che l’aveva resa ieratica, una regina distante e ’freddina’, amata dalla gente nonostante la poca empatia, l’incapacità di gioire in pubblico o di piangere, il carattere poco espansivo.

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Ma era davvero così Elisabetta II? Oppure era il ruolo a renderla impersonale? Niente di più sbagliato che pensarla una donna anaffettiva. Perché la storia della sua vita è, infatti, anche una storia di passioni e affetti. Quello per il marito – rimasto inossidabile per sette decadi di matrimonio nonostante qualche ’maretta’ –, quello per il figlio Andrea, difeso a oltranza da tutto e da tutti, anche dall’accusa (infamante) di pedofilia. E poi per i cani, i cavalli, la campagna. Nonostante le liti per il mancato matrimonio con Peter Townsend, era grande il legame con la sorella Margaret, uno dei pochi funerali che l’abbia vista in lacrime. Il suo doppio: fragile, delicata, piena di dipendenze da alcol e tabacco. Ma amata per l’infanzia in comune, gli scherzi, la confidenza. La morte della sorella rese ancora più sola Elisabetta, cui solo il duca, a quel punto, poteva parlare a tu per tu, con sincerità assoluta.

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I figli no. Rapporti complessi, specie con Carlo, nato per essere l’erede. Due caratteri troppo diversi. Cattiva madre? Assolutamente no, ma complicata si: poco tempo, poco coccolona, orari terribili. E Carlo se ne è lamentato tutta la vita, addebitano a lei la sua infelicità coniugale. Inoltre Elisabetta praticava in famiglia, spesso e volentieri, la politica dello struzzo: non interveniva se non era strettamente necessario, cosa che mandava il figlio su tutte le furie, specie se si trattava di Diana.

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Per Filippo, Elisabetta è stata la più tradizionale delle mogli. In lui vedeva il capofamiglia e a lui delegava ogni incombenza familiare e organizzativa. Se litigavano venivano fuori il carattere razionale di lei e quello tempestoso di lui, attratto – dopo un’infanzia solitaria – da quella ragazza manierata e gentile che gli dava diplomaticamente sempre ragione per poi fare a modo suo.

E a casa? In privato Elisabetta non viveva certo da regina delle fiabe. Era austera e piuttosto avara. Gli abiti li faceva fare perché erano necessari all’incarico, ma non amava né loro, né i gioielli, né i pranzi di gala. Era piuttosto tirata anche per le spese correnti. Si racconta che dopo un tè abbia fatto riportare nelle cucine mezzo limone, raccomandando di non sprecarlo. Pur vivendo in palazzi e castelli, Elisabetta era una donna sobria. La sera, se non era impegnata in affari di stato, amava guardare la tv col duca. Un plaid sulle ginocchia, un bicchiere di vino bianco secco, certe volte una stufetta perché Buckingham Palace è una residenza piena di spifferi. Il duca, con cui litigava per il telecomando, sorseggiava invece una birra chiara.

Non amavano le novità. Tanto che sulla toilette di Elisabetta sono rimasti un portacipria, dono del duca da fidanzati e mai lasciato fuori dalle celebri borsette coi manici, il rossetto Clarins, fatto fare apposta negli anni Sessanta – uno dei suoi pochi capricci – di un certo colore e prodotto solo per lei, e la cipria, la stessa usata dalla regina Madre.