Domenica 1 Settembre 2024

La guerra del pallone. Niente Stato di Palestina, ma c’è la Nazionale di calcio: "La Fifa sospenda Israele"

Chiesta all’organizzazione mondiale l’estromissione della rappresentanza ebraica. La selezione araba è reduce dall’exploit in Coppa d’Asia: eliminata agli Ottavi.

di Leo

Turrini

Subito la notizia: la Federcalcio palestinese ha chiesto alla Fifa, il governo mondiale del pallone, l’esclusione di Israele da tutte le competizioni internazionali. Gianni Infantino, il numero uno della Fifa medesima, ha chiesto una consulenza giuridica. Entro fine estate arriverà una decisione.

E così la guerra di Gaza entra in area di rigore. La tragedia della Striscia, innescata dagli orrendi massacri di Hamas del 7 ottobre 2023, coinvolge anche una delle poche passioni condivise da israeliani e palestinesi: il calcio, appunto.

LO SPORT

Prima di andare avanti, una precisazione. Formalmente, uno Stato palestinese non esiste, nonostante gli sforzi in sede Onu. Diverso l’atteggiamento del mondo sportivo: la Fifa ha riconosciuto la Federcalcio palestinese già nel 1998 e la bandiera della nazione “che non c’è “ sfila regolarmente alla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici. Da segnalare che Israele non ha protestato contro queste iniziative, pur non condividendole. Altra cosa: a livello continentale, le nazionali israeliane partecipano ai tornei europei, perché in Medio Oriente non pochi Paesi si rifiutano di affrontare atleti e squadre dello Stato ebraico.

LA COPPA

Proprio a guerra di Gaza già iniziata è accaduto qualcosa di clamoroso: lo scorso gennaio per la prima volta la Palestina ha superato la fase a gironi della Coppa d’Asia, venendo poi eliminata negli ottavi dal Qatar.

Un risultato storico, a maggior ragione tenendo conto della situazione: dopo il 7 ottobre, i calciatori dello Stato che non c’è sono stati costretti a trasferirsi in Arabia Saudita per gli allenamenti. Nella Striscia e in Cisgiordania le attività sportive sono state annullate: secondo il governo di Tel Aviv, i miliziani di Hamas usavano anche i campi da football come basi per lanciare missili.

Il gruppo che ha stupito in Coppa d’Asia è allenato dal tunisino Markam Daboub. I 26 giocatori provenivano da diversi campionati: 10 giocavano nei territori palestinesi, fin quando è stato possibile disputare partite. Particolare curioso: tre atleti sono tesserati per club israeliani.

L’ASSO

Nella Palestina che ha preso parte alla Coppa d’Asia c’erano due figli della Striscia di Gaza, il difensore Mohamed Saleh e l’attaccante Mahmoud Wadi. Entrambi erano in campo perché sono sotto contratto con società egiziane.

Wadi è una star anche per ragioni extra agonistiche: nel 2018 era stato bloccato a Gaza, gli era stato negato il permesso di spostarsi in Cisgiordania per riprendere gli allenamenti con la squadra per la quale era tesserato. Per questa ragione Wadi decise di firmare per il Pyramids Fc in Egitto per la cifra record di 1,1 milioni di dollari. È lui il calciatore più “caro” della Palestina ed è un idolo assoluto per la sua gente.

LA RUSSIA

Ovviamente quella che farà la Fifa sarà una scelta “politica”. Con la loro richiesta, i palestinesi si richiamano ad un precedente: dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia fu immediatamente estromessa dalle qualificazioni mondiali e da allora i suoi club non possono accedere alle Coppe europee. Anche alla Olimpiade di Parigi non ci saranno le squadre di Putin: saranno ammessi a titolo individuale, senza bandiera e senza inno. i singoli che non abbiano legami con impegni militari.

Un tempo, ingenuamente, per i Giochi Olimpici si fermavano le guerre. Ma quella era l’antica Grecia, adesso (purtroppo!) siamo nel 2024.