Liste Pd, la lunga notte: liti furibonde ed esclusi. Ecco i nomi

Liste elettorali approvate con 3 contrari e 5 astenuti. Letta: "Avrei voluto ricandidarvi tutti"

Roma, 16 agosto 2022 - Letta dixit: “avrei voluto ricandidarvi tutti”… Sindaci, territori, federazioni sul piede di guerra. Dopo giorni di litigate furibonde, scontri al vetriolo, coltelli dietro la schiena, il Pd – ieri notte, a notte, tecnicamente, molto ‘fonda’, dopo essere stata convocata e sconvocata ben quattro volte in un giorno, una specie di barzelletta  – ha composto le sue liste elettorali (3 contrari e 5 astenuti, alla fine, ma ‘non vale’), e che fatica!

Enrico Letta (Ansa)
Enrico Letta (Ansa)

Crisanti candidato nelle liste Pd. No della Cirinnà, Lotti: io escluso per rancore

Territori in rivolta: Di Maio "catapultato" in Campania. "Troppi imbucati

Letta, con aria pretesca, quando si apre per davvero la Direzione, a notte fonda (h 23.30) dice (ghigno da Joker) che “avrei potuto imporre nomi solo miei, ma non l’ho fatto” (e, invece, ce ne sono eccome, a iosa) e “avrei voluto ricandidare tutti gli uscenti, ma era impossibile”. Peccato che il Pd, oggi, ha il 13% come numeri in Parlamento (136 onorevoli: 39 senatori e 97 deputati) e, essendo il Pd quotato al 25% circa, nei sondaggi, avrebbe potuto, volendo, ricandidare più uscenti. Ma Letta – che si candiderà, con un doppio ‘paracadute’, nei listini bloccati, come capolista, in Veneto come in Lombardia – non ha voluto. E, quindi, amen. E’ andata così. Solo che così potrebbero andare le cose in un futuro prossimo. Infatti, subito dopo la prevedibile batosta nelle urne, potrebbe aprirsi un congresso anticipato che punterebbe a scalzarlo da dove si trova e che – con Stefano Bonaccini, che però nega di volerlo – o altri nomi ‘nuovi’ ambirebbero al suo posto…

Crisanti: io, iscritto da anni. Le reazioni da Bassetti a Sileri

E se è vero che il segretario ha ‘sfamato’ correnti interne fameliche di posti (Area dem, Base riformista, Giovani turchi, Area Zinga, Dems), è anche vero che non avrà una truppa parlamentare di ‘fedelissimi’ (tranne 20/25, per lo più giovani e alla loro prima esperienza, digiuni di ‘tattiche’), le correnti gli si potranno rivoltare contro e, soprattutto, non avrà alcun aiuto dai territori e dalle federazioni, le prime a dirsi ‘insoddisfatte’.

Chi sono i candidati Pd in Emilia Romagna

“Le candidature del Pd, finalmente!”. Esclusi clamorosi

Ma prima di vedere i nomi – del resto, specie quelli dei big, si sanno (ministri tutti, vice ministri pure, sottosegretari dipende, più capi corrente, tutti, loro colonnelli, pure, qualche peone) - meglio parlare subito di chi non è d’accordo e, già sul piede di guerra, ormai, è pronto a scendere direttamente ‘in guerra’, appena si chiuderà la ‘parentesi’ elettorale. Tra i motivi che hanno fatto ritardare di ora in ora la Direzione, ci sono tre regioni con candidature che entravano e uscivano di ora in ora: Campania (soprattutto), Lazio (anche), Toscana (già meno). Per dire, l’attuale sottosegretario agli Affari esteri, Enzo Amendola, ha ‘ballato’ sul filo e pericolosamente per ore e ore, poi è ‘entrato’ come numero 3 nel listino proporzionale di Campania 1, una posizione praticamente ineleggibile. 

A non farcela, invece, a meno di miracoli, tre pezzi da novanta del Pd: il cattolico democratico per storia e passione, ‘mago’ di leggi e numeri, professore e docente di Diritto costituzionale alla Sapienza, Stefano Ceccanti, ‘cacciato’ dal suo collegio di Pisa per far posto al bel Fratoianni e che smentisce, di notte, di aver accettato un posto molto indietro, nel listino, proposta dal Pd…

Ma escono anche Tommaso Nannicini (a Milano), Emanuele Fiano (idem) e molti altri (l’ex capogruppo Andrea Marcucci) messi talmente ‘in basso’, nei listini proporzionali o collocati in collegi apertamente perdenti/scarsi da vedere le loro possibilità di elezione nulle. Oltre a essere, guarda caso, tutti e tre di Base riformista (l’area di Lotti e Guerini), sono anche tre ‘esperti’ parlamentari (specie Ceccanti) di dottrina, regolamenti, comportamenti d’aula, ragionamenti complessi, solo che non sono ‘fedelissimi’ Letta.

Luca Lotti fuori dalle liste Pd, la vendetta contro gli ex renziani è servita

New entry, conferme e volti spendibili. I big

Tra i nomi ‘nuovi’ il virologo Andrea Crisanti, che però verrà presentato ‘in Europa’, cioè nella circoscrizione degli Italiani all’Estero, conferma per Carlo Cottarelli (capolista a Milano 1 Senato) e, anche qui come si sapeva, due sindacaliste (Annalisa Furlan, ex segretario Cisl, in Sicilia, e Susanna Camusso, ex segretario della Cgil, che ieri notte ‘ballava’ tra Lombardia e Lazio, etc.

Invece, vengono candidati – tutti in collegi sicuri e posizioni eleggibili – 5 ‘ragazzi’ under  35 che saranno il fiore all’occhiello del segretario (esperienza zero, voti in natura zero, ma vabbè): Caterina Cerroni (Lazio), Marco Sarracino (Campania), Rachele Scarpa (Veneto), Michele Fina (Lombardia) e Paolo Romano (idem). A loro, sempre in ‘quota Letta’ vanno aggiunti i ‘padrini’ delle Agorà (Schlien, Berruto, Nicita) e ‘la società civile’ (Crisanti, Cottarelli, etc.).

I seggi ‘regalati’ ai ‘nanetti’ e partiti ‘fratelli’

Poi bisogna dare due seggi a testa a due ‘nanetti’ Psi e Demos, quattro ad Art. 1 (Speranza, Scotto, in Campania, Fornaro in Piemonte, Stumpo – un genio – capolista a casa sua, cioè in Calabria). E fa – tra società civile, giovani, donne, diritti – 10 nomi da ‘testa di lista’. Più gli otto dei tre nanetti fa 18, ma vanno aggiunti due collegi blindati per +Europa, uno per IC (Di Maio), due a Verdi-SI (Bonelli-Fratoianni) e già siamo arrivati a cinque senza contare qualche altro dei partiti ‘fratelli’. Un totale definitivo di 23/25 posti che, su 80/100 parlamentari che il Pd può eleggere con il 30%, toglie posti, aria, fiato e sogni a territori e locali. Ma vediamole, dunque, queste proteste, almeno le principali e nelle regioni più indicative e grandi.

La ribellione dei sindaci e dei territori locali

Non solo i territori, cioè le federazioni e i circoli, sono imbufalite, scrivono mail e fanno telefonate fino all’ultima ora mentre il Nazareno è diventato una bolgia dantesca da cui non si capisce più chi entra e chi esce, si sa solo che Letta è a casa sua e a fare il ‘lavoro sporco’ c’è il suo braccio destro, il capo della Segretario, Marco Meloni, sardo e pure sordo, spesso, di sicuro alle preghiere altrui.

Anche la chat interna dei sindaci dem e pure quella di tutti i sindaci di centrosinistra, ribolle. “Noi a questi la campagna elettorale non la facciamo e non la faremo, visto come ci hanno trattati. Ci vogliono per fare le ‘belle figurine’ e poi non ci danno neppure un nome dei nostri? Che se li vadano a cercare da soli i voti, e amen”. In pratica, al netto di Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, che ha stretto un patto di ferro con Emiliano (il secondo si candiderà all’Europarlamento, al prossimo giro, e il primo concorrerà per fare il governatore…), in sindaci faranno molto poco, prima delle elezioni, anche se hanno ottenuto le candidature di due (ex) primi cittadini. Andrea Gnassi e Merola.

Approfondisci:

Liste Pd, Renzi: "Scelte di Letta caratterizzate dal rancore"

Liste Pd, Renzi: "Scelte di Letta caratterizzate dal rancore"