Luca Lotti fuori dalle liste Pd, la vendetta contro gli ex renziani è servita

L'ex braccio destro di Renzi non è candidato: "Ha vinto il rancore"

Lotti si autosospese dal Pd dopo lo scandalo sulle nomine nelle procure (Ansa)

Lotti si autosospese dal Pd dopo lo scandalo sulle nomine nelle procure (Ansa)

Firenze, 16 agosto 2022 - "Stacco, devo distrami e riflettere'. Scritto il lungo post su Facebook, Luca Lotti, deputato Pd uscente, leader con Lorenzo Guerini di Base riformista, chiude la valigia e mette in moto l'auto. 

Alle 13 di ieri ha capito che non c'era più partita. "Ha vinto il rancore e l'odio oltre che la vendetta" ha detto prima del pranzo di Ferragosto. La domenica non è filata per niente, una festa  tremenda sperando che dal Nazareno venisse in extremis la notizia ribaltone. Che non è  arrivata nonostante l'intervento in tarada serata in direzione di Guerini a suo supporto. Un vero e proprio faccia a faccia con Letta da parte del ministro della difesa.

Non ci voleva credere Lotti anche se aveva annusato la trappola tanto che sabato aveva scherzato con i suoi dicendo "se Messi non è nella lista del Pallone d'oro, posso stare alla finestra io per quelle del Pd". Poi l'ironia si è  trasformata ora dopo ora in rabbia e indignazione. "Non ho un piano B, non ci ho mai pensato perché io sono rimasto dentro il Pd dopo l'addio di Renzi, convintamente. E così mi sono comportato tenendo forti legami con il territorio". 

E a chi gli ricorda le vicende giudiziarie lui ricorda anche in queste ore: "Ho sempre rispettato il codice etico del partito. Cammino a testa alta".

E' stato chiaro che sulla pelle della Toscana dem si è giocato al Nazareno anche un'altra partita annunciata da tempo, quella dei fratelli coltelli verso gli ex renziani, rimasti nel Pd. I cosidetti "non amici dem" l'avevano giurata dal momento dello strappo di Renzi a chi era rimasto dentro il Pd. E così  è stato. Una vendetta covata da tempo.

Luca Lotti, ex braccio destro di Renzi premier e segretario dem, ex ministro dello Sport, già capo di gabinetto di Palazzo Vecchio quando Renzi era il super sindaco di Firenze, protagonista del Giglio magico, ora leader di Base riformista con Lorenzo Guerini, non sarebbe stato quindi candidato dal nuovo corso lettiano: molti lo avevano previsto, non tutti ci credevano.

La vendetta è servita: la strategia per far fuori Lotti, conosciuto come "Lampadina"  tra i suoi amici di Montelupo fiorentino per le illuminazioni di idee sin da giovane, è stata un accerchiamento progressivo. Partito contemporaneamente dal livello locale e dal Nazareno. Alla fine Lotti ha dovuto alzare bandiera bianca nonostante undici sindaci del territorio avessero votato un appello per lui e Guerini si sia battuto come un leone per salvarlo.

 Messi non c'è, Lotti nemmeno. L'auto si mette in moto. Aziona la freccia, si parte. Appuntamento al congresso post voto.