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Mentre il centrodestra è alla ricerca di un nome condiviso. L’elenco dei papabili è lungo. Parte dai desiderata di Silvio Berlusconi, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, per approdare a Franco Frattini, due volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi.
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Secondo i rumors, il leader della Lega Matteo Salvini pensa alla direttrice del Dis, Elisabetta Belloni. E intanto, in omaggio al voto per il Quirinale sfoggia una mascherina con scritto a lato ‘Vince la squadra’, "dono di una suora che prega per noi e per l’Italia. Di buon auspicio”, fa sapere.
In casa 5Stelle si gioca tutto sulla parola 'veto', nell’assemblea congiunta dei gruppi del Movimento 5 stelle di Camera e Senato che domenica sera mette sul tavolo le diverse opzioni in discussione: Giuseppe Conte adotta la linea del capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ha parlato del rischio di elezioni anticipate: se cambia l’inquilino di palazzo Chigi si va al voto on line degli iscritti, il M5S si potrebbe quindi tecnicamente sfilare dalla maggioranza, “la democrazia diretta - sottolinea Conte - è un pilastro anche del nuovo corso del M5S”. Altri segnali all’esterno Conte li manda per il centrodestra, che non deve farsi prendere da “deliri di onnipotenza” e per il centrosinistra, quando sottolinea che Lega-FI e FdI sono “pienamente legittimati” a presentare dei nomi, segnando quindi un distinguo da Pd e LeU, coi quali tuttavia ribadisce l’esistenza di un patto di consultazione permanente sull’evoluzione del negoziato. Fra i “dubbiosi” sulla linea contiana non scende in campo nessun big ma non è un segreto che fra i più convinti sostenitori dell’ipotesi Draghi ci sia il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Nonostante i contatti frenetici, è stallo tra i partiti e l’indicazione della maggior parte dei gruppi per la prima chiama, che prevede i due terzi dei votanti, sarà di votare scheda bianca. C’è attesa in mattinata per l’incontro tra Letta e Salvini mentre alle 11 dovrebbe andare in scena un altro vertice fra Conte, Letta e Roberto Speranza.
Nel dibattito s’inserisce anche il Financial Times. “Un processo elettorale presidenziale disordinato e divisivo che inneschi una crisi politica o faccia deragliare i progressi sulle riforme preoccuperebbe seriamente Bruxelles e i mercati finanziari”, è la tesi di un lungo editoriale sulla situazione politica italiana. Il
Financial Times equipara le elezioni per il Colle ad un “conclave papale”: ossia, non c’e’ alcun candidato formale, molteplici scrutini segreti e intense negoziazioni dietro le quinte. E invece, ricorda Ft, Draghi ha dato una risposta che, per la classe politica italiana, era chiaramente un’offerta codificata di disponibilità. “Non ho aspirazioni particolari di un tipo o di un altro”, aveva detto l’ex presidente della Banca Centrale Europea. “Sono un uomo, un nonno, al servizio delle istituzioni”. Secondo Ft, Draghi rappresenta per i politici italiani un vero dilemma: meglio mantenere il più celebrato tecnocrate del paese come primo ministro, permettendogli di andare avanti con un ambizioso programma di riforme finanziato dall’Ue, o elevarlo a Capo dello Stato, scatenando potenzialmente una crisi sulla sua successione a Palazzo Chigi?
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