Giovedì 2 Maggio 2024

Manovra, Fmi torna all'attacco. "Rischio recessione. E quota 100 peserà sui giovani"

Sulla crescita: "Nel 2019 circa l'1% poi diminuirà". Se non si stabilizzerà il debito, secondo il Fondo Monetario, basterà uno shock "anche modesto" per mettere a rischio l'economia

Christine Lagarde, direttore dell'Fmi (Ansa)

Christine Lagarde, direttore dell'Fmi (Ansa)

Roma, 13 novembre 2018 - Il Fondo Monetario Internazionale torna all'attacco della manovra finanziaria 2019. La valutazione degli ispettori al termine della missione 'articolo 4', che prelude alla relazione vera e propria, conferma molte ombre e poche luci sulle misure che il governo intende introdurre. E la crescita non verrà in soccorso del nostro Paese dal momento che, secondo l'Fmi, sarà "di circa l'1% nel 2018-2020 e poi diminuirà da allora in poi". Duro monito anche sul deficit che nel 2019 "è previsto al 2,75% del Pil. Per il 2020-2021 è stimato al 2,8-2,9% a meno che non ci sia ampio sostegno politico per attivare la clausola di salvaguardia sull'Iva o per trovare misure compensative". Cosa questa, spiega l'organizzazione, che "si è però rivelata difficile da attuare in passato". Critiche precise e mirate, nel giorno in cui si svolge il delicato cdm dove il governo deve decidere come rispondere alla lettera Ue. Arrivando a Palazzo Chigi per il vertice che precede il consiglio dei ministri, il vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato: "Se all'Europa non va bene, tiriamo dritto". 

"Rischio recessione"

Secondo il Fondo Monetario, gli effetti delle misure di stimolo che il Governo vuole introdurre comportano sostanziali rischi al ribasso e renderebbero il Paese molto vulnerabile. In particolare, l'Fmi mette in guardia sui rischi derivanti dalle oscillazioni dello spread.  L'impatto sulla crescita dagli interventi della manovra "sarebbe incerto nei prossimi due anni e probabilmente negativo nel medio periodo, se gli spread continuassero a restare a livelli elevati". 

Il Fondo monetario delinea uno scenario incerto, tenendo presente anche le probabili mosse della Bce di normalizzazione della politica monetaria. Una conseguenza della stretta di Francoforte sarebbe un aumento dei tassi d'interesse che, unito all'incremento della spesa pensionistica, costringerebbe l'Italia ad aggiustamenti fiscali addizionali per stabilizzare il debito. Che, secondo le stime dell'Fmi, dovrebbere restare intorno al 130% "nei prossimi tre anni". In un contesto simile,  basterebbe uno shock avverso "anche modesto", come il rallentamento della crescita o un aumento dello spread, per alzare ancora il debito. Ne seguirebbe il rischio di dover intervenire con un "ampio consolidamento fiscale" in una fase in cui l'economia si indebolisce. "Questo potrebbe trasformare un rallentamento della crescita in una recessione".

Pensioni nel mirino

Sotto tiro anche le pensioni quota 100, tra le misure cardine della futura legge di Bilancio. I cambiamenti previsti dal governo "aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani". E ancora: "È improbabile che l'ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani". Per il Fmi "è urgente razionalizzare i vari eccessi nel sistema". 

REDDITO DI CITTADINANZA - Nel mirino del Fondo monetario anche il reddito di cittadinanza. Che viene promosso, ma con riserva. "L'Italia ha bisogno di un moderno schema di reddito minimo diretto ai poveri che eviti la dipendenza dall'assistenza, che non disincentivi il lavoro e che non sia illimitato nel tempo", si legge nel documento conclusivo sulla missione in Italia. Anche se i contorni del reddito di cittadinanza non sono stati ancora definiti nel dettaglio, l'Fmi 'consiglia' di "stabilire i benefit a livelli che non distorcano gli incentivi a cercare un lavoro regolare". Nel dettaglio, secondo gli ispettori del Fondo, le best practice internazionali suggeriscono, tra l'altro, di quantificare il benefit intorno al 40-70% del livello di povertà relativa. Inoltre il benefit dovrebbe essere ideato come in graduale riduzione e dovrebbero essere previsti adeguati controlli per prevenire abusi. Infine, secondo l'Fmi, l'intervento dovrebbe essere compreso in una complessiva rivisitazione del sistema di protezione sociale italiano che comprenda, tra l'altro, la razionalizzazione degli altri programmi di supporto al reddito.

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