Venerdì 6 Dicembre 2024
DAVIDE
Finanza e Risparmio

Il boom delle Borse non è per sempre

Il futuro dei mercati a lungo termine: analisi dei segnali che suggeriscono una possibile svolta nel prossimo decennio, tra boom dei Pac, previsioni oscure di Goldman Sachs e cautela di Warren Buffett.

Biocchi

In questi ultimi tempi, tre fattori sembrano suggerire la necessità di una riflessione sul futuro dei mercati a lungo termine, diciamo nel prossimo decennio. Va sottolineato molto bene che non si sta parlando del futuro prossimo, che anzi sembra godere di un momento di stabile fiducia, bensì di tempi assai più lunghi. Detto questo, approfondiamo gli indizi. I piccoli operatori, i cosiddetti retail che operano a breve termine, sono stimolati dai mercati che crescono sempre a intraprendere anche piani di accumulo (Pac) di lungo periodo. È talmente vero che i Pac stanno vivendo un vero e proprio boom, perché i risparmiatori proiettano in avanti il buon andamento delle borse, pensando che esso possa continuare senza rischi. Stanno forse sottovalutando alcuni segnali? Qui entra in gioco il secondo indizio, con l’accortezza di premettere che fare previsioni è un mero esercizio di stile. Ciò detto, Goldman Sachs, lo scorso 18 ottobre, ha pubblicato un report che identifica prospettive fosche per l’azionario nel prossimo decennio. Secondo la banca, potremmo andare incontro a un periodo di rendimento azionario ben più contenuti (in media il 3% annuo) e lontano da quello degli ultimi 15 anni (oltre 10% medio). Questo scenario si fonda sull’ipotesi che possano verificarsi più recessioni nel corso del decennio a venire e che l’obbligazionario, ben meno rischioso, potrebbe sovraperformare le azioni. Ciò potrebbe mettere sotto forte pressione chi ha puntato sui Pac senza avere sufficiente pazienza.

L’ultimo, ma forse più significativo indizio, viene da Warren Buffett, icona dell’investimento paziente, che ha recentemente ridotto pesantemente la sua esposizione azionaria, oltre a interrompere il riacquisto di azioni proprie (buy-back), ritenendo che Berkshire (il suo titolo) rischi di essere sopravvalutata. I tre fattori evidenziati sono totalmente slegati tra loro, volutamente messi in correlazione solo per tentare di trarne una chiave di lettura: se attori importanti e universalmente riconosciuti adottano (o suggeriscono di adottare) un approccio più difensivo, proprio quando molti investitori retail si espongono con entusiasmo al rischio azionario, che conclusione dobbiamo trarne? Se è vero che tre indizi fanno una prova, allora forse sarà meglio andare oltre la giustificata euforia di breve termine, valutando con attenzione anche i rischi legati al medio-lungo periodo.