Venerdì 26 Luglio 2024
DAVIDE
Finanza e Risparmio

Borse non più specchio delle economie reali

Oggi è difficile criticare i mercati finanziari senza rischiare brutte figure. Le previsioni ribassiste vengono smentite dai nuovi massimi, ma i mercati non riflettono più le economie reali. Il doping finanziario delle banche centrali ha reso i mercati conformisti, con poche voci ribassiste. Le sorprese amare arrivano quando tutto sembra indicare solo rialzi.

Biocchi

Parlare di mercati finanziari con senso critico è diventato estremamente difficile. Non perché una censura lo impedisca, ma perché chiunque osi criticarli rischia di fare brutte figure. Infatti, ogni previsione di ribasso viene smentita da nuovi massimi, come accade ora. Perché succede questo? È tutto nelle logiche del mercato? Dire di sì sarebbe troppo semplicistico e, in fondo, non vero. I mercati, da tempo, non riflettono più fedelmente le economie reali che dovrebbero rappresentare. Piuttosto, mettono in scena uno spettacolo con un copione diverso. Paragonare l’economia alle borse è come paragonare il calcio al fantacalcio. I mercati finanziari oggi sono come un videogioco in cui algoritmi sofisticati comprano e vendono nel sistematico tentativo di interpretare e anticipare il sentiment degli operatori, a sua condizionato da fattori irrazionali. La borsa può infatti ormai salire sia quando l’economia va bene sia quando va male, a patto che le banche centrali intervengano a sostenerla in questo caso. Dopo il fallimento di Lehman Brothers, le banche centrali hanno per un decennio iniettato denaro nel sistema (Quantitative Easing), e con la pandemia di Covid-19 hanno aumentato ulteriormente questi interventi. I mercati hanno quindi goduto di un doping finanziario senza precedenti e ora, dopo un periodo di disintossicazione, confidano in nuovi interventi se l’economia statunitense dovesse mostrare segnali di debolezza. Se potessimo rappresentare oggi il sentiment degli analisti con una “mappa di calore”, vedremmo un verde splendente, perché nessuno osa andare contro corrente per evitare brutte figure. Meglio essere conformisti, perché questo è ciò che i mercati richiedono.

Recentemente, Mike Wilson, uno dei più famosi strategist di JP Morgan, noto per la sua posizione ribassista, ha gettato la spugna, allineandosi agli altri e alzando il suo target price sull’indice S&P 500. Questa sua “capitulation” dimostra quanto sia difficile oggi anche solo argomentare opinioni contrarian: chi lo fa, rischia di rimanere indietro e di non generare performance, che a Wall Street è il giudice supremo. E così le borse somigliano a un parlamento senza opposizione dove il consensus short, cioè l’idea che i mercati possano subire un ritracciamento significativo, è ormai ridotto al minimo. Tuttavia, vorrei ricordare che le sorprese più amare i mercati le riservano proprio quando tutto sembra indicare ineluttabilmente la via del rialzo. Ho imparato a diffidare dei plebisciti, che spesso nascondono insidie molto pericolose.