Benzina in calo: i prezzi. Verso un'accisa mobile: cosa significa

Cala il petrolio, giù anche la verde e il gasolio. Il ministro Cingolani: "Tre anni per sostituire il gas russo". Sul diesel: disponibilità diminuita

Roma, 16 marzo 2022 - Secondo giorno consecutivo in calo per la benzina. Oggi Eni taglia il prezzo di 5 centesimi, sforbiciando di 7 il gasolio. Allo stesso modo si muove Tamoil. Ip scende di 7 centesimi su entrambi i carburanti, mentre Q8 li lima di 8 centesimi. I valori vengono diffusi da Quotidiano Energia, anche se per quanto riguarda le rilevazioni sul territorio si registrano ancora code di rialzia, sia self service sia servito, in attesa di recepire le riduzioni. E mentre il sistema di rilevazione dell'Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico resta in manutenzione, si stima che sulla base delle variazioni odierne dei prezzi consigliati, le medie nazionali dovrebbero assestarsi sui seguenti valori: benzina self service a 2,105 euro/litro, diesel a 2,108 euro/litro. Benzina servito a 2,208 euro/litro, diesel a 2,219 euro/litro. Gpl servito a 0,880 euro/litro, metano servito a 2,255 euro/kg, Gnl 2,116 euro/kg.

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La benzina: il confronto
La benzina: il confronto

A spingere al ribasso il prezzo di benzina e gasolio in Italia l'andamento delle quotazioni internazionali, tornate ai livelli dei primi di marzo. Il brent in prima mattinata era intorno ai 102 dollari, sempre sopra la soglia psicologia dei 100 ma in calo. E a metà mattinata, il petrolio scende addirittura sotto quota 100 dollari a barile. Il contratto future sul greggio del Mare del Nord cala dell'1,56% a 98,35 dollari a barile, mentre quello sul Wti cala dell'1,57% a 94,93 dollari. A spingere il petrolio all'ingiù sarebbero gli spiragli sui negoziati tra Russia e Ucraina.  In questi giorni abbiamo assistito a rialzi dei carburanti paragonabili allo shock petrolifero di quasi cinquanta anni fa. Nel 1976-77 la benzina raggiunse e superò le 500 lire al litro. Una soglia piscologica paragonabile ai 2 euro di oggi. 

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Accisa mobile

Oggi intanto il ministro Cingolani ha riferito in Aula al Senato sul caro carburanti.  Il governo "sta valutando l'ipotesi di praticare di un'accisa mobile" con l'obbiettivo di contenere l'impatto sui consumatori finali" dell'aumento dei prezzi legato alla guerra in Ucraina. E ha aggiunto: "Poiché c'è stato un maggior gettito Iva questo potrebbe essere utilizzato per ridurre le accise e ottenere una riduzione del prezzo alla pompa". Un tema che, ha sottolineato il ministro, resta "molto complesso".  Per spiegare il significato di accisa mobile bisogna ricordare che l'accisa è un'imposta che colpisce la quantità del prodotto e non il valore, a differenza dell'Iva. Con l'esplosione dei prezzi l'Iva ha portato nelle casse dello Stato sicuramente un gettito extra. In base a quanto dice Cingolani si potrebbe usare questo flusso aggiuntivo per abbassare le accise il cui gettito è rimasto più o meno lo stesso (sceso solo in relazione alla domanda dei carburanti). Cingolani ha anche spiegato come ci sia "una diminuzione della disponibilità del diesel" mentre non c'è alcun problema per la benzina.

Cingolani sul gas

Sul tema gas Cingolani ha spiegato numeri noti, ovvero che al momento oltre il 95% del gas naturale in Italia viene importato dall'estero. L'Europa continua ad acquistare gas dalla Russia "per oltre un miliardo al giorno", con implicazioni che vanno "oltre il settore energetico". 

Secondo il ministro della Transazione ecologica in Italia "nel lungo termine, a partire dal prossimo inverno, sarebbe necessario sostituire completamente 30 bcm di gas russo con altre fonti". Una soluzione che sarebbe "possibile in un orizzonte minimo di 3 anni", mentre per "almeno i prossimi due inverni sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano".

Detto ciò, il problema che fa lievitare il prezzo del gas nel medio termine "è lo stoccaggio". Cingolani spiega che i "se dovessimo stoccare oggi gas a un euro e mezzo al metro cubo con 10 miliardi di metri cubi di gas di stoccaggi pagheremmo 15 miliardi di euro, un anno fa era 30 centesimi di euro al metro cubo", quindi "gli stessi metri cubi di gas mi sarebbero costati 3 miliardi". Un quinto più o meno. Il ministro si scaglia quindi contro "certi  hub, Ttf e Psv a livello europeo" che starebbero speculando sul gas rendendo "inaccettabile il prezzo". E rincara:  "Siccome la quantità di gas è uguale non è molto giustificato che prezzo vada da 30 cent a 1,5 euro e che lo stoccaggio mi vada a 15 miliardi che è cosa diversa", spiega Cingolani. "Se la materia e la stessa non è possibile mi costi cinque volte di più, stiamo mettendo in ginocchio gli operatori". Certo, "non è che qualcuno in Italia stia facendo qualcosa di sbagliato ma è un problema di hub", aggiunge il titolare del MiTE. Un "problema molto serio che non sta mettendo in ginocchio solo l'Italia ma tuti paesi europei". Cingolani dopo le polemiche dei giorni scorsi quando aveva parlato di "caro benzina ingiustificato" questa volta specifica che nel mirino non ci sono gli operatori italiani, ma gli hub europei. Anche se, ricorda sempre, "si chiama mercato".