Zelensky: pace a modo nostro L’incontro con Meloni e Mattarella "Grazie Italia, sei dalla parte giusta"

Il leader ucraino al Quirinale a a Palazzo Chigi: non ci servono mediatori. La vittoria è l’unica soluzione. Poi nel salotto di Porta a Porta: Parlare con Putin? L’ho già fatto nel 2019, ma non è servito. Lui uccide.

di Alessandro Farruggia

Non servono mediatori. Solo la ‘riconquista’ ucraina spingerà Putin a più miti consigli. Lo dice con chiarezza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. È questo il messaggio più forte della sua visita in Italia. Lo confida al presidente Mattarella, lo ribadisce alla premier Meloni, lo sottolinea al Papa e infine lo afferma con nettezza in una lunga diretta tv a Porta a Porta. E il nostro Paese gli riconferma il consenso. "L’Italia – dice Giorgia Meloni – intende continuare a dare, come abbiamo ribadito al presidente Zelensky, il suo sostegno a 360 gradi all’Ucraina per tutto il tempo che sarà necessario e oltre".

La posizione di Zelensky, va detto, è dura. "La guerra è in Ucraina – scandisce – e il piano di pace deve essere ucraino, non abbiamo bisogno di mediatori. Siamo interessati a coinvolgere tutti, ma su quel piano, non altri". "A chi non vede vie d’uscita – insiste – dico che la via d’uscita c’è, perché ci sarà la controffensiva e respingeremo i russi. Quando saremo al confine della Crimea il consenso di Putin calerà e lui dovrà cercare una via d’uscita. Quando capirà che può perdere tutto, spiegherà alla sua gente che ha vinto. Ma solo la riconquista dei territori occupati lo spingerà a farlo".

E sino ad allora, nessuna disponibilità a un contatto personale con lo Zar. "Parlare con Putin? – dice rispondendo a Bruno Vespa – no, e di che dobbiamo parlare? Ci avevo provato nel 2019 per Crimea e Donbass. Ma ogni giorno c’era una provocazione. Putin uccide, non possiamo fidarci di lui. E non è credibile: se fa passi diplomatici, dopo li rinnega. Va costretto a ritirarsi, con la pressione diplomatica, le sanzioni e vincendo sul campo di battaglia".

Se questa è la linea, Zelensky trova una Italia che è con lui senza se e senza ma. La posizione espressa dal presidente Sergio Mattarella e dalla premier Giorgia Meloni non poteva essere più netta. Con Kiev per una pace giusta, fino a quando servirà, e per un sollecito ingresso dell’Ucraina nella Ue e una progressiva integrazione nella Nato. "La pace, per la quale tutti lavoriamo – dice nell’incontro mattutino al Quirinale Sergio Mattarella – deve ripristinare la giustizia e il diritto internazionale. Deve essere una pace vera e non una resa. Quanto all’integrazione nell’Unione Europea, la decisione dell’UE è stata storica e l’Italia aiuterà l’Ucraina per il raggiungimento dei parametri".

Musica per il presidente ucraino. E da Giorgia Meloni è giunto un sostegno non meno convinto, a dispetto della freddezza di una parte della sua maggioranza. Lo riceve a Chigi per un colloquio di 70 minuti, in inglese, senza interpreti. Un colloquio tra amici. "Continueremo a fornire sostegno, anche militare – dice poi Meloni – perché l’Ucraina possa arrivare ai negoziati con una posizione solida. Questo è importante perché alla pace non si può arrivare con una posizione di resa. Alla pace si arriverà solo se e quando la Russia cesserà le ostilità". La premier dice che l’Italia "è a favore di una soluzione diplomatica e sostiene il piano in 10 punti del presidente Zelensky". Volodymyr ringrazia. "L’Italia – dice – era ed è dalla parte giusta, dalla parte della verità in questa guerra. Ci stiamo muovendo in direzione della vittoria, una vittoria che significherà pace".

Nel non detto nella conferenza stampa e in tv, Zelensky ha chiesto all’Italia ancora più impegno su sanzioni e aiuti militari e ha incassato una disponibilità di massima a un nuovo pacchetto che potrebbe comprendere almeno altri 20 obici semoventi M109L e alcune decine di blindo pesanti ruotate Centauro e persino alcuni, forse cinque, cacciabombardieri Amx. "Perché possiamo vincere – ha detto Zelensky a Meloni – ma mi servono aiuti militari tempestivi, e mi servono ora".