Venerdì 17 Maggio 2024
LEO TURRINI
Cronaca

L'abbraccio degli atleti: "Alex è la nostra energia"

Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico: "Disabile tra i disabili, un leader"

Luca Pancalli (a destra) con Alex Zanardi e Bebe Vio (Ansa)

Luca Pancalli (a destra) con Alex Zanardi e Bebe Vio (Ansa)

Luca Pancalli è il presidente del Cip, il comitato italiano paralimpico. Con coraggio e determinazione, battagliando contro i pregiudizi, nel tempo ha saputo convincere buona parte del Paese che disabilità e sport non sono in contraddizione. Anzi. "Ma è stato fondamentale il contributo di un personaggio come Zanardi – sospira Pancalli –. Credo di avere un debito di gratitudine nei suoi confronti. Insieme a tantissimi connazionali. So che in queste ore difficili lo ripetono tutti ma è vero, non è una frase fatta. Alex fa onore all’Italia". Presidente Pancalli, che cosa ha spinto Alex Zanardi a dedicarsi al movimento paralimpico? "Lascio ad altri le giuste considerazioni sul suo spirito competitivo. Voglio dire, stiamo parlando di un campione dell’automobilismo, un asso del volante capace di conquistare l’America. Gareggiare lo aiuta a sentirsi realizzato, sin da quando era un adolescente. Ma è chiaro che a un certo punto nel mio amico Alessandro è scattata una molla particolare. Ha avvertito uno stimolo speciale". Tradotto? "Quando si è avvicinato alla handbike Zanardi aveva già più di quarant’anni. Lo tenga presente. Ed era tornato a correre con le macchine, con ottimi risultati. Era famoso e amato. Non aveva bisogno di andare in cerca di pubblicità, poteva tranquillamente godersi la vita. Solo che...". Solo che? "Alex ha intuito che poteva rendersi utile al prossimo. Portando la sua testimonianza di agonista. Disabile tra i disabili. A testa alta. Senza timori reverenziali nei confronti di nessuno. Magari questo concetto suona banale, invece è andata davvero così. Il suo è un atto di generosità". Ricompensato da tante medaglie ai Giochi. "E dai titoli mondiali, dai record. Eppure io ho sempre pensato che il palmares gli interessi fino a un certo punto. L’ho detto, è sempre stato un atleta, innamorato della competizione. Ma in lui ho colto il desiderio di contribuire a un mutamento della percezione collettiva nei confronti della disabilità. Si è messo a nostra disposizione con un entusiasmo incredibile. L’ha fatto spontaneamente, spendendosi ogni giorno per la causa". E non era obbligato a farlo. "Appunto. Io sono un ammiratore non solo del campione, che ha onorato il movimento paralimpico con le sue imprese. Sono, soprattutto, un estimatore dell’uomo Alex Zanardi. Uno che di fronte a qualunque avversità non perde il sorriso e ti invita a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ci ha messo un niente a trasformarsi nel nostro leader. È un moltiplicatore di energie, un generatore di idee sane, positive. In breve: una bella persona, perbene. E un fuoriclasse nelle attività agonistiche". Il destino si è accanito contro di lui. "Purtroppo è vero. C’è quel vecchio detto: un fulmine non colpisce mai due volte. Ma se c’è uno che può battere anche il bis del fulmine, me lo lasci sperare, quello è il mio amico Alex Zanardi".